Polinèsia Francése

Indice

Generalità

Territorio d'Oltremare (4167 km²; 269.047 ab. secondo una stima del 2013) della Repubblica Francese, nell'Oceania, costituito da oltre un centinaio tra isole e isolette raggruppate nelle seguenti circoscrizioni amministrative: isole Marchesi, isole Tuamotu e Gambier, Isole della Società (divise in Isole del Vento e isole Sottovento) e isole Tubuai. capoluogo è Papeete, sull'isola di Tahiti. Il Territorio è retto da un governatore, coadiuvato da un Consiglio di governo elettivo e da un'Assemblea Territoriale pure elettiva; è rappresentato al Parlamento francese da due deputati e da un senatore. La densità di popolazione è di 61 ab./km². Lingua ufficiale è il francese; la religione più diffusa è la protestante, ma numerosi (ca. un terzo) sono anche i cattolici. Unità monetaria è il franco delle Comunità Francesi del Pacifico (franco CFP). Risorse economiche degli abitanti sono l'agricoltura (palme da cocco, caffè, cotone, canna da zucchero, vainiglia), l'allevamento, la pesca e il turismo. Poligoni atomici sugli atolli di Mururoa e Fangataufa. Aggregata amministrativamente alla Polinesia Francese è l'isola di Clipperton. La ripresa degli esperimenti nucleari francesi nel 1995-96 ha suscitato un notevole risentimento da parte della popolazione. Da parte sua Parigi ha annunciato la proroga fino al 2006 del Patto per il progresso, sottoscritto nel 1993 e valido per 10 anni, relativo alla compensazione degli effetti negativi degli esperimenti sull'economia polinesiana, e inoltre ha accettato che l'IAEA(International Atomic Energy Agency) svolga uno studio sugli effetti degli esperimenti svoltisi negli atolli di Mururoa e di Fangataufa. La ripresa degli esperimenti nucleari non giova al turismo; si tratta tuttavia di un turismo d'élite che, essendo organizzato e gestito dalle agenzie di viaggio straniere, ed essendo stato promosso da capitali stranieri, ha un impatto molto modesto sull'economia locale. Il PNL nel 1999 era di 3.908.000.000 di dollari USA, quello pro capite era di 16.930 dollari USA. In francese, Polynéise Française.

Storia

Alcune isole, tra cui Tahiti, del centinaio che compongono la Polinesia Francese, entrarono nell'orbita della Francia (o meglio furono vittime della rivalità di questa con l'Inghilterra) nel 1836, quando un missionario della London Missionary Society, George Pritchard, ottenne dalla regina Pomaré IV l'espulsione di due missionari francesi. La Francia reagì energicamente inviando sul posto una nave da guerra, il cui comandante ottenne scuse ufficiali, un'indennità e la clausola della nazione più favorita (1838). L'anno dopo, un altro ufficiale ottenne per i missionari francesi gli stessi privilegi dei missionari protestanti. Pritchard si recò allora a Londra per invocare l'intervento del governo inglese; durante la sua assenza la Francia impose alla regina un trattato di protettorato e fece occupare le isole Marchesi (1842). Il ritorno di Pritchard provocò una grave tensione, che sembrò minacciare una guerra tra Francia e Inghilterra, ma poi fu raggiunto un accordo. Nel 1847 la Francia fece sottoscrivere a Pomaré IV un nuovo trattato di protettorato mentre firmò con l'Inghilterra una dichiarazione secondo cui le isole Sottovento non dovevano considerarsi come parte delle Isole della Società e quindi non rientravano nell'ambito del protettorato francese. Nello stesso anno la Francia ritirò il presidio dalle Marchesi. Così, al momento della caduta della dinastia orleanista (febbraio 1848), la Francia estendeva la sua sovranità in Oceania solo sulle Isole del Vento del gruppo delle Isole della Società. La vita del protettorato francese su Tahiti e isole vicine non si svolse tranquillamente a causa della rivalità tra i sudditi francesi e inglesi, motivo per cui Parigi decise di sostituire il protettorato con un regime di piena sovranità facendosi cedere i relativi diritti dal re in carica (1880). Occupate anche le isole Tuamotu o Paumotu (1881), Gambier (1882) e Australi (1889), fu creata la colonia denominata Stabilimenti Francesi d'Oceania, retta da un governatore, alle dipendenze del quale furono poste anche le Marchesi. A seguito della Convenzione del 1887 relativa alle Nuove Ebridi, la Francia poté estendere l'anno successivo la sua sovranità anche sulle isole Sottovento. In forza della Costituzione francese del 1946 gli Stabilimenti Francesi d'Oceania assunsero la nuova qualifica di Territorio d'Oltremare e nel 1957 il loro nome fu cambiato in quello di Polinesia Francese. In occasione del referendum indetto da De Gaulle (1958) nei territori e province d'Oltremare onde conoscere se intendessero erigersi in Stati sovrani e separarsi dalla Francia oppure in Stati godenti di piena autonomia interna associati alla Francia nella cosiddetta Unione oppure rimanere nello status che avevano, la Polinesia Francese ha votato in favore della permanenza nel suo status di Territorio d'Oltremare.

Folclore

Per tutto il sec. XVIII e per buona parte del XIX, le Isole della Società simboleggiarono il mito della terra felice. Abitanti ospitali, clima stupendo, natura rigogliosa nutrirono questa idea romantica; molto ancora rimane delle antiche tradizioni. L'animismo dei Polinesiani li porta a vivere con la natura accettandola pienamente nelle sue leggi. Il clima mitissimo non richiede particolari indumenti né solide case. La terra offre generosi frutti e il mare pesci in abbondanza. Tre sono i concetti cui si ispira la vita, a giudizio di chi ha studiato a fondo i costumi: Aitá pea pea, cioè il desiderio di evitare ogni preoccupazione o fatica; Fiù, l'amore della novità, che scaccia la noia; Mea haama, la riprovazione di ciò che non va fatto, sulla base di una concezione morale che mette innanzi a tutto l'amore profondo per i bambini (cui si contrappone però il disinteresse per i vecchi), l'unione nel divertimento. Canzoni e danze sono il leit-motiv della vita polinesiana. Ancora in uso i tarava, canti polifonici senza accompagnamento strumentale su leggende o fatti locali, cui fa da contrappunto il virtuosismo di tenori leggeri, i rauti, o tarava di guerra, gli ute, in genere lamenti d'amore in cui eccellono i virtuosismi femminili, l'himéné paoa, su temi erotici, e l'himéné faarira o canto delle vergini. Tutto nelle isole polinesiane è occasione di festa. Se a Parigi il 14 luglio viene celebrato danzando nelle piazze per tutta la sera, a Papeete per celebrare quella stessa ricorrenza, introdotta dai Francesi, la festa dura un mese con gare, canti e danze, le principali delle quali sono l'etea, l'aparima, la paoa, la hoena e il famosissimo tamuré, danza sensuale con accompagnamento di chitarre, tamburi, nacchere e flauti di bambù. Come le feste anche i banchetti durano a lungo. I cibi preferiti sono pesci, legumi, maialini da latte avvolti in foglie di banano e cotti su pietre arroventate in un forno scavato nella terra. Il tamaaraa, o grande banchetto, dura, gaio e rumoroso, per ore. I Polinesiani usano come piatto le foglie di banano, come posate tre dita della mano destra, alle carni e ai pesci aggiungono molti frutti, compreso quello dell'albero del pane, e bevono latte di cocco, tè, poco vino e una birra locale, l'hinano. L'incontro tra uomini e donne, tra tané e vahiné, non ha remore morali. Ci si può sposare o convivere senza creare problemi sempre circondati dello stesso affetto. Il rapporto uomo-natura è stato in parte travolto dall'arrivo dei bianchi, che alla scoperta di un mondo nuovo, hanno fatto seguire l'invasione turistica. Ma, se molto si concede al turismo con feste sapientemente orchestrate e ghirlande di fiori cedute in cambio di dollari, l'incanto della natura e il carattere accogliente e festoso dei Polinesiani è rimasto.

Bibliografia

Per la geografia W. Freeman, Geography of the Pacific, Londra-New York, 1951; Sir H. Luke, The Islands of the South Pacific, Londra, 1961; P. O'Reilly, E. Reitman, Bibliographie de Tahiti et de la Polynesie Française, Parigi, 1967; E. W. Mayer, Economic Survey of the Polinesia, New York, 1984.

Per la storia

Bourgeau, La France du Pacifique, Parigi, 1954; Joré Eonce, L'Océan Pacifique au temps de la Restauration et de la Monarchie de Juillet (1815-48), Parigi, 1959; A. Durand, Tahiti e la Polinesia, Como, 1984.

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