Procaccini

famiglia di pittori di origine bolognese. Il capostipite, Ercole il Vecchio (Bologna 1515-Milano 1595), svolse quasi tutta la sua attività, improntata a modelli manieristi (Deposizione, Bologna, Pinacoteca), nel capoluogo emiliano, trasferendosi poi nel 1585 a Milano coi figli Camillo e Giulio Cesare. In Camillo (Bologna ca. 1551-Milano 1629), che aveva già svolto una notevole attività nella città natale, è più sensibile l'influsso del classicismo accademico trasmessogli dal padre; a Milano divenne pittore celebratissimo di grandi e macchinose pale d'altare combinanti elementi del manierismo emiliano e romano in composizioni di gusto ampolloso e retorico, ben inseribili nel clima controriformistico (Adorazione dei pastori, Milano, Brera; affreschi in S. Angelo a Milano, 1588; ante d'organo del Duomo di Milano, 1590-95 e 1599-1602; Disputa di S. Ambrogio e S. Agostino, Milano, S. Marco). Più interessante e originale la personalità di Giulio Cesare (Bologna 1574-Milano 1625). Benché gli elementi della formazione emiliana siano evidenti nelle prime opere per S. Maria presso S. Celso (affreschi, stucchi e pala della cappella della Pietà, 1604; Martirio dei SS. Nazaro e Celso, 1606) e per la cappella del Tribunale di Provigione (le tele superstiti sono ora al Castello Sforzesco), egli si mostrò presto aperto alle suggestioni dei contemporanei lombardi Cerano e Morazzone (si vedano le sei tele con Miracoli di S. Carlo per il duomo, 1610), elaborando una sua vena di religiosità malinconica e dolce, con accenti talora scopertamente sensuali nella corposa presenza delle figure e nel prezioso colorismo (Circoncisione, 1616, Modena, Galleria Estense). La conoscenza dell'opera di Rubens, durante un viaggio a Genova del 1618, conferì all'ultimo periodo della pittura di Giulio Cesare una nuova libertà compositiva, un ritmo più sciolto e una più intensa qualità coloristica. Meno note e rilevanti sono le opere di un altro figlio di Ercole, Carlo Antonio (Bologna ca. 1555-Milano 1605), che fu anche pittore di nature morte, e del figlio di questi, Ercole il Giovane (Milano 1605-1675/80), allievo dello zio Giulio Cesare e attivo in Lombardia e a Bologna.

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