Rítsos, Ghiánnis

poeta greco (Monemvasía 1909-Atene 1990). Tra i maggiori poeti greci, si è valso della poesia per affermare il suo credo marxistico quasi sempre in una commossa evocazione della sofferenza esistenziale degli oppressi, sorretta da un'incredibile, eroica fede nell'uomo, serbata integra a dispetto di deportazioni, torture, confini, sofferenze fisiche e psichiche d'ogni genere di cui Rítsos è stato vittima e testimone. La sua poesia, che ha conosciuto la prima affermazione con il celebre Epitafio (1936) per un operaio ucciso in uno sciopero, è consegnata a oltre una cinquantina di volumetti (in alcuni è esplicita la forma teatrale, altri sono in forma di monologo scenico), raccolti in più opere, specie nei 4 volumi di Poesie (il 4º è uscito nel 1975) e in Quarta dimensione (1972). Gli elementi autobiografici si alternano alle rielaborazioni di miti classici, il senso del crollo e della fatiscenza si mescola al rilievo quasi crepuscolare degli umili valori quotidiani, il dubbio sulla bontà etica dell'azione da compiere o sull'impegno è riscattato dalla convinzione di una prestanza della vita sulla morte, dell'amore sull'odio. Tra le opere: Poesie (1972), Diciotto canzonette della patria amara (1974), Epitafio-Makronisos (1970), Graganda e altre poesie (1975), Fedra (1978), Trasfusione (1979), Trittico italiano (1982), Tiresia (1982) e Statuette di Tanagra (1984).

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