Gli esordi

Pittore e architetto italiano (Urbino 1483-Roma 1520). Più che i primi insegnamenti fornitigli dal padre pittore, Giovanni Santi, dovettero influire sulla primissima formazione di Raffaello Sanzio gli stimoli di un centro di altissima cultura come Urbino, che gli offriva come testi di studio le opere di Piero della Francesca e di Luciano Laurana. Anche nel successivo apprendistato nella bottega del Perugino, il giovanissimo allievo dimostrò di essere in grado di assimilare e superare con straordinaria facilità la lezione del maestro, in un rapido percorso che va dalla predella della pala peruginesca per S. Maria Nuova a Fano (1497) all'Incoronazione della Vergine per la cappella Oddi in S. Francesco a Perugia (1502-03, ora a Roma, Pinacoteca Vaticana), al primo programmatico capolavoro, lo Sposalizio della Vergine per la chiesa di S. Francesco a Città di Castello (1504, ora a Milano, Brera).

Il periodo fiorentino

Quasi a segnare la conclusione di una esperienza, nello stesso anno 1504 Raffaello Sanzio si trasferì a Firenze, entrando in contatto con un ambiente estremamente vivo e stimolante, dove erano attivi artisti del livello di Leonardo e Michelangelo. Le opere del periodo fiorentino, fino al 1507, dai raffinati ritratti (Dama col liocorno, Roma, Galleria Borghese; Agnolo Doni, Maddalena Doni, La gravida, Firenze, Palazzo Pitti) alle tanto celebrate Madonne (Madonna Connestabile, San Pietroburgo, Ermitage; Madonna del prato, Vienna, Kunsthistorisches Museum; Madonna del cardellino, Firenze, Uffizi; La bella giardiniera, Parigi, Louvre) dimostrano la stupenda facilità con cui Raffaello Sanzio seppe inserirsi in tale temperie culturale, assimilando apporti diversi e contrastanti, come lo sfumato e la composizione piramidale proposti da Leonardo e la tensione dinamica di Michelangelo (quest'ultima faticosamente meditata in un'opera complessa e di trapasso come la Deposizione per Atalanta Baglioni, 1507, Roma, Galleria Borghese); ne risultano composizioni di grande naturalezza dove i ritmi si svolgono armoniosamente in uno squisito equilibrio tra concretezza dell'immagine e perfezione formale.

Il periodo romano

Chiamato a Roma da papa Giulio II nel 1508, Raffaello Sanzio iniziò il più intenso e fecondo periodo della sua breve vita con la grande impresa della decorazione ad affresco delle Stanze Vaticane. I soggetti allegorici della Stanza della Segnatura (compiuta nel 1511), esaltanti la sintesi del pensiero antico con la renovatio operata dal cristianesimo attraverso la raffigurazione del Vero (spirituale: la Disputa del Sacramento; razionale: la Scuola d'Atene), del Bene (le Virtù, le Pandette di Giustiniano, le Decretali di Gregorio IX), del Bello (il Parnaso); quelli della Stanza di Eliodoro (1511-14), di ispirazione storico-politica, celebranti l'intervento divino in favore della Chiesa, con riferimento alla missione di Giulio II; i temi della Stanza dell'Incendio di Borgo (1517), in larga misura dovuta a collaboratori, modello per secoli di “pittura storica”, rappresentano la compiuta maturità dello stile raffaellesco nella misura della composizione monumentale e una delle massime sintesi della cultura del Rinascimento. Il linguaggio di Raffaello Sanzio vi appare straordinariamente arricchito: dal magistrale equilibrio spaziale e compositivo della Scuola di Atene si passa alla tensione drammatica della Cacciata di Eliodoro (dove è sensibile una nuova attenzione agli esempi michelangioleschi), al colorismo ricco e pastoso della Messa di Bolsena, all'audace luminismo della Liberazione di S. Pietro, precorritore delle esperienze di Caravaggio e di Rembrandt. Mutato il clima culturale della corte papale con la successione di Leone X, pontefice di interessi eruditi e classicheggianti, a Giulio II, Raffaello Sanzio seppe farsi interprete delle nuove tendenze, divenendo, poco più che trentenne, il principe indiscusso della scena artistica romana, accolto nei circoli letterari e umanistici. Egli assunse un numero incredibile di incarichi e mansioni pittoriche, architettoniche, archeologiche (quale conservatore delle Antichità di Roma si dedicò tra l'altro, nel 1517, all'impresa di rilevare la pianta di Roma antica), tanto che dovette crearsi una vastissima bottega imprenditoriale e servirsi dell'opera di collaboratori quali Giulio Romano, Perin del Vaga, Giovanni da Udine, cui si deve in gran parte la realizzazione degli affreschi della terza Stanza, della Loggia di Psiche alla Farnesina (nella quale è invece di Raffaello Sanzio la classica, serena evocazione della Galatea, 1511), della stufetta del cardinale Bibbiena e delle Logge Vaticane, affacciate sul cortile di S. Damaso e arricchite col repertorio decorativo delle grottesche, tema derivato dalla decorazione della Domus Aurea e adottato più tardi anche nella decorazione delle logge di Villa Madama. Nel 1514, alla morte del Bramante, Raffaello Sanzio fu nominato architetto capo della fabbrica di S. Pietro (inizialmente assieme a Fra' Giocondo e a Giuliano da Sangallo); a lui si deve il progetto (trasmessoci dal Serlio) che modificava profondamente quello bramantesco non solo per la trasformazione della pianta della chiesa da croce greca a croce latina, ma per un diverso sentimento formale tendente a conferire all'edificio, mediante stretti deambulatori e la moltiplicazione delle cappelle, un accentuato chiaroscuro pittorico. Questa tendenza caratterizza anche altri edifici di Raffaello Sanzio, quali il perduto palazzo Branconio dell'Aquila (noto da un disegno del Parmigianino) e il palazzo Pandolfini di Firenze. Di chiara derivazione bramantesca sono invece la chiesetta di S. Eligio degli Orefici (1510), caratterizzata da estrema eleganza strutturale e purezza di proporzioni, e la cappella Chigi in S. Maria del Popolo (terminata nel 1520), che rivela anche una sicura conoscenza dei monumenti antichi. Il richiamo alle strutture degli antichi edifici termali è presente nel ritmo grandioso di Villa Madama, progettata da Raffaello Sanzio (ma solo in parte da lui stesso realizzata) per Giulio de' Medici, poi Clemente VII, sulle pendici del Monte Mario; l'artista progettò anche il superamento dei dislivelli del terreno mediante terrazze e giardini e poderose sovrastrutture a nicchioni, sulle quali sorgono le logge decorate a grottesche. Le nuovissime “invenzioni” strutturali e decorative dell'architettura di Raffaello Sanzio furono vere matrici, attraverso Giulio Romano, Sansovino e Sanmicheli, dell'architettura manieristica della prima metà del Cinquecento. L'attività pittorica dell'ultimo decennio, oltre ai cartoni per la superba serie di arazzi della Cappella Sistina (1515-16, ora a Londra, Victoria and Albert Museum), registra ancora una sequenza di capolavori, dai penetranti ritratti (Ritratto di cardinale, Madrid, Prado; Baldassar Castiglione, Parigi, Louvre; Leone X, Firenze, Uffizi; La velata, Firenze, Palazzo Pitti), alle più famose pale sacre (Madonna di Foligno, Roma, Pinacoteca Vaticana; Madonna Sistina, Dresda, Gemäldegalerie; Madonna della seggiola, Firenze, Palazzo Pitti; S. Cecilia, Bologna, Pinacoteca,modello di “sacra conversazione” destinato a enorme fortuna), fino alla grande e tormentata Trasfigurazione (Roma, Pinacoteca Vaticana) che, rimasta incompiuta alla morte del maestro, fu poi terminata da Giulio Romano.

Fortuna e critica

Alla sua morte, Raffaello Sanzio era già entrato nella leggenda: forse nessun altro artista è stato nel tempo altrettanto amato e idealizzato, ma proprio per questo la sua opera, che ha goduto di ininterrotta fortuna dal classicismo secentesco in avanti, ha subito notevoli deformazioni interpretative, sia nell'accentuazione dei valori formali volti in accademia (dai neoclassici ai puristi), sia nelle forzature spiritualistiche e romantiche (dai nazareni tedeschi ai preraffaelliti inglesi). Tutta la critica moderna ha invece voluto sottolineare la portata storica dell'opera di Raffaello Sanzio nell'ambito della complessa situazione culturale del Rinascimento. Nel 2020 si sono celebrati i cinquecento anni dalla sua morte. 

Bibliografia

C. Fischel, Raphael, Londra, 1948; E. Carli, Raffaello, Firenze, 1951; M. Pittaluga, Raffaello. Dipinti su tavola, Milano, 1955; E. Camesasca, Tutta la pittura di Raffaello. I - Gli affreschi. II - I quadri, Milano, 1956; W. Schöne, Raphael, Berlino-Darmstadt, 1958; C. G. Stridbeck, Raphael Studies, Stoccolma, 1960; L. Berti, Raffaello, Bergamo, 1961; S. Ray, Raffaello architetto, Bari, 1974; M. L. Rizzatti, Raffaello, Milano, 1975; F. Cappelletti, Tutto Raffaello a Roma, Roma, 1988: J. Shearman, Studi su Raffaello, Milano, 2007; G. Caneva, G.M. Carpaneto (a cura di), Raffaello e l'immagine della natura. La raffigurazione del mondo naturale nelle decorazioni delle Logge vaticane, Cinisello Balsamo, 2010; C. D’Orazio, Raffaello segreto. Dal mistero della Fornarina alle Stanze vaticane, Milano, 2018; C. Strinati, Raffaello: 1483-1520, Firenze, 2020. 

 

 

Trovi questo termine anche in:

Quiz

Mettiti alla prova!

Testa la tua conoscenza e quella dei tuoi amici.

Fai il quiz ora