Rime nuòve

raccolta di liriche di G. Carducci, pubblicata dal 1861 al 1887. Espressione di una fase di disimpegno politico, quando al poeta appariva impossibile realizzare nel presente il suo sogno di sanità morale, la raccolta segna l'evasione in una Grecia intesa come l'oasi luminosa dell'ingenua infanzia del mondo (Primavere elleniche) o nei ricordi della giovinezza maremmana (Idillio maremmano, Davanti San Guido) che consentono il recupero di una vita autentica fuori della cultura. Alla visione di una libera e forte fanciullezza contadina si accompagna la nostalgia per la comunità primitiva paleo-comunale (Comune rustico, Faida di comune) in cui si esprime il sogno di una democrazia diretta ed egualitaria. Nei sonetti del Ça ira trova posto, infine, il momento giacobino e moderno della cultura carducciana: ma si tratta di un giacobinismo inoffensivo, ormai ridotto a cimelio storico. Più sincere risuonano le note della poesia intimistica, che trovano il loro punto più alto in Pianto antico: qui la morte è intesa come privazione di quella solarità che sta al centro della concezione carducciana della vita.

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