Rosenberg, Alfred

uomo politico e giornalista tedesco (Reval, oggi Tallinn, 1893-Norimberga 1946). Teorico del nazionalsocialismo e del razzismo, diplomatosi nel 1918 in ingegneria e architettura alla Scuola tecnica superiore di Riga, rivolse subito il proprio interesse alla politica iscrivendosi al Partito nazionalsocialista tedesco e partecipando nel 1923, insieme a Hitler, al fallito putsch di Monaco. Sfuggito all'arresto, si dedicò all'attività giornalistica, già iniziata nel 1921 come redattore capo dell'organo di partito Völkischer Beobachter, di cui divenne direttore nel 1938, e all'attività editoriale con la pubblicazione del mensile Der Weltkampf. Divenuto nel 1930 redattore del Nationalsozialistiche Monatshefte e deputato al Reichstag, assunse nel 1933 la carica di capo dell'ufficio per la politica estera del Partito nazista. Ma il suo ruolo principale, soprattutto dal 1934, fu quello diretto a stabilire l'orientamento e il controllo ideologico del partito. Per questo elaborò nei suoi scritti, di cui fondamentale è Der Mythus des 20. Jahrhunderts (1930; Il mito del XX secolo), una mitologia della razza nordico-germanica, considerata superiore a tutte le altre perché depositaria della purezza della specie e portatrice fin dall'antichità dei più alti valori umani. Questa mistica razziale esasperata improntò tutta l'organizzazione dello Stato nazista e, rinnovando la tradizione pangermanica, ne giustificò la politica estera di espansione. Rosenberg, nominato nel 1941 ministro per i territori orientali occupati, fu responsabile della crudele politica di deportazioni e di stermini di massa, per cui venne condannato a morte nel 1946 come criminale di guerra dal Tribunale interalleato di Norimberga.

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