Salèrno, principato di-

principato che ebbe origine dallo sfaldamento del ducato longobardo di Benevento in seguito alle lotte intestine e all'insofferenza di Salerno per un ruolo di secondo piano, data l'importanza del suo porto e la floridezza della sua economia. Inutilmente Arechi II vi aveva trasportato la capitale del ducato, trasformandolo in principato (sec. VIII). La divisione fu pattuita (840) tra Radelchi di Benevento e Siconolfo di Salerno, al quale rimase un territorio molto più esteso dell'attuale provincia. Specialmente in principio la sua vita fu molto agitata all'interno e all'esterno. Le maggiori famiglie e le fazioni alimentavano intrighi, lotte e delitti, rinfocolati dalle mire ambiziose dei principi limitrofi. Di ciò approfittarono l'Impero d'Oriente, che desiderava mantenere l'autorità di fatto, oltre che di diritto, l'Impero d'Occidente, che ambiva a sostituirvi la propria influenza, e i Musulmani che, in fase di espansione nel Mediterraneo, compivano frequenti scorrerie devastatrici lungo le coste e vi insediavano basi. I principi di Salerno si destreggiarono con molta spregiudicatezza tra i contendenti, alleandosi ora con l'uno ora con l'altro, non esclusi i Musulmani. Furono questi a cingere di durissimo assedio la capitale (871-872), che sarebbe caduta se non fosse intervenuto l'imperatore Ludovico II, in cambio del riconoscimento del diritto di tutela. Finalmente, in seguito alla sconfitta dei Musulmani al Garigliano (915) inflitta dalla lega promossa dal papa Giovanni X a cui partecipò Guaimario II, e all'indebolimento della potenza bizantina in Italia, il principato si emancipò per alcuni decenni dalle altrui ingerenze e andò fiorendo per traffici e per cultura, fino a diventare lo Stato più potente del Mezzogiorno, specialmente con Guaimario V (1027-52), che ebbe al suo soldo i primi mercenari normanni. Sotto di lui Salerno rivaleggiò con la stessa Roma per lo splendore della corte e per l'importanza dei contatti diplomatici; la sua scuola medica era celebre in Europa. Ma la fine ormai si avvicinava: suo figlio Gisulfo II dovette difendersi da Roberto il Guiscardo che, dopo avergli strappato via via lembi del principato, conquistò la capitale (1076), nonostante la disperata difesa, e soppresse l'autonomia del principato.

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