Sanseverino

famiglia napoletana discesa dal cavaliere normanno Turgisio, giunto al seguito di Roberto il Guiscardo (1045), che lo investì della contea di Sanseverino, donde il nome. In breve divenne una delle più potenti del Meridione e delle più illustri d'Italia. Ebbe oltre 300 feudi, 40 contee, 9 marchesati, 12 ducati e 10 principati, tra cui quello di Salerno (1463) e di Bisignano (1465). Vantò cardinali, numerosissimi uomini d'arme e alcuni capitani di ventura. Ottenne le più alte cariche di corte, come quella di gran conestabile, di grande ammiraglio, di gran camerario, di gran protonotario, di gran giustiziere. Spesso si fece arbitra delle sorti del regno, opponendosi agli stessi sovrani, talvolta con successo, talaltra con sfortuna, subendo vere e proprie decimazioni, come durante le lotte contro gli Svevi. L'odio li spinse tra i baroni che sollecitarono l'intervento di Carlo I d'Angiò contro Manfredi. Combatterono per lui a Benevento (1266) e rimasero poi fedeli seguaci. Si guastarono col ramo di Durazzo e sostennero, contro Ladislao, la candidatura al trono di Luigi II d'Angiò che, entrato in Napoli (1390), nominò suo viceré Tommaso. Per lui riportarono una schiacciante vittoria in Calabria. Dopo che Ladislao si liberò del competitore (1398), si rappacificarono con lui, ma il sovrano alla prima occasione fece prendere e uccidere i maggiori esponenti, tra cui Tommaso. Nemici dei Durazzeschi sostennero gli Aragonesi, ma, indocili come sempre, parteciparono alla Congiura dei baroni contro Ferdinando I d'Aragona (1485), nella quale Antonello (m. 1499), principe di Salerno e grande ammiraglio del regno, svolse un ruolo di primo piano. Nonostante qualche successo, ebbero la peggio. Il re fece arrestare e affogare in mare Bernabò, Geronimo e Carlo (1490), mentre Antonello, salvatosi con la fuga, fu tra coloro che esortarono Carlo VIII di Francia a muovere contro il regno di Napoli (1494), dove Bernardino, principe di Bisignano, lo appoggiò validamente. Durante le lotte tra Francesco I e Carlo V favorirono quest'ultimo. Alcuni combatterono nei suoi eserciti, come Pietrantonio, Durante e Ferrante, quel Ferrante che tenne a Napoli corte splendida, che protestò presso Carlo V per l'introduzione dell'Inquisizione spagnola e che, malvisto dal viceré Pietro di Toledo, dovette esulare in Francia. Con lui si spense il ramo dei principi di Salerno, mentre quello dei principi di Bisignano durò fino a Luigi (m. 1888). Oggi vive ancora il ramo di Marcellinara discendente da Nicolò, investito (ca. 1445) di quella terra da Alfonso I d'Aragona.

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