Scòzia, Chiesa presbiteriana di-

confessione di fede nazionale scozzese, istituita nel 1560 e strutturata sul modello della confessione calvinista diffusa in Scozia da J. Knox col nome di presbiterianesimo. Presentata al parlamento con la Confessio Scoticana I (1560), essa è disciplinata dal First Book of Discipline dello stesso anno. Con evidente richiamo alla prassi delle comunità apostoliche, il potere era esercitato da assemblee e da consigli, che avevano la loro prima cellula nel concistoro (assemblea parrocchiale) per salire al sinodo distrettuale (presbitery), al sinodo regionale (council) e al sinodo generale o nazionale (general assembly). Questi organismi formavano l'ossatura legislativa e amministrativa della chiesa ed erano formati da pastori e da laici di solito in parti uguali, e in realtà erano contemporaneamente espressione del sistema religioso e sociale. Fondamento teologico della Chiesa presbiteriana erano i testi degli Atti degli Apostoli (cap. XX) e la I Lettera di San Paolo a Timoteo (4,14), nei quali i termini presbitero e vescovo erano usati con uguale significato. Essa affermò la propria indipendenza dal potere pubblico sanzionando tale atteggiamento nel Second Book of Discipline o Second Covenant (1581) di A. Melville (adottato dal parlamento nel 1592) e conservò il diritto della libera professione di fede anche dopo l'unione con l'Inghilterra (1707). In realtà lo Stato finì col prevalere e sotto la pressione e la contestazione anglicana la Chiesa di Scozia andò incontro a secessioni e raggruppamenti, che nel 1900 portarono la United Free Church of Scotland a costituirsi in opposizione alla Chiesa presbiteriana per poi riunirsi a essa nel 1929, accettando come capo il re d'Inghilterra, pur ribadendo il principio di indipendenza da ogni altro potere politico.

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