Signorina Giùlia, La-

(Fröken Julie), dramma di A. Strindberg, scritto nel 1888 e rappresentato per la prima volta il 14 marzo dell'anno successivo a Copenaghen con protagonista S. von Essen, prima moglie dell'autore. Storia di una giovane nobile, Giulia, che nella notte di San Giovanni si abbandona al suo servitore, Jean, volgare e arrivista, convincendola a rubare una somma dalla cassaforte paterna e, in seguito, a fuggire insieme. La giovane non ha la forza di opporsi e sembra ormai tutto deciso, fino a quando Jean sopprime un lucherino a cui Giulia era molto affezionata e che intendeva portare con sé nella fuga. Di fronte a questo fatto occasionale, ella è pervasa da tutta una serie di sensazioni, tra cui la paura di essere scoperta per il furto, il sangue dell'uccellino ucciso, il divario sentimentale tra lei e il suo domestico: tutto ciò la porta a comprendere che l'abbandono ai sensi non può per lei più continuare, né divenire volontà di vita. La sola risoluzione a cui la sua mente giunge è il suicidio, con un rasoio che lo stesso servo le porta. È un dramma sociale e psicologico di derivazione naturalistica, ma a livello più profondo uno scontro, descritto senza illusioni, tra uomo e donna, che acquista movenze rituali. Enorme la sua fortuna teatrale, sin dalla rappresentazione del 1893 al Théâtre-Libre di Antoine. In Italia sono state Giulia, tra le altre, T. Pavlova, L. Brignone (regia di L. Visconti) e A. Guarnieri. Il dramma ha anche ispirato un film di A. Sjöberg (La notte del piacere, 1951), un balletto di B. R. Cullberg nel 1950 e un'opera di N. Rorem nel 1966.

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