South side

loc. inglese (propr., lato sud) usata in italiano come sm. Indica un'area di Chicago, occupata dalla popolazione nera fin dai primi anni del sec. XX e gonfiatasi fino a contare 233.000 abitanti nel 1930. In seguito l'ulteriore afflusso di neri si è esteso ad altri quartieri. Negli anni Venti, tale vasta e rapida immigrazione di neri dalle campagne del Sud verso le industrie causò sanguinosi scontri razziali, ma animò anche una fervida vita notturna e artistica. § Si indica come “jazz del South side” quello prodotto a Chicago nel 1923-30 da musicisti neri, per lo più venuti da New Orleans. Esso non ha un volto stilistico unitario. A differenza di Harlem vi compaiono poche orchestre e pianisti. Vi abbondano invece il blues rurale maschile ("Blind Lemon" Jefferson, Blind Blake), il blues urbano delle cantanti accompagnate da jazzisti (I. Cox), il blues pianistico (boogie-woogie), e soprattutto i complessini. Il più alto frutto del South side fu la serie discografica degli Hot Five di L. Armstrong, che tuttavia, per la sua originalità, non ne è un esempio tipico. Lo sono invece i trii e quartetti di J. Dodds, con la loro polifonia New Orleans semplificata e la veste sonora rozza e dimessa. La fioritura del jazz del South side si interruppe con la Crisi del 1929.

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