Sturm und Drang

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(tedesco, tempesta e impeto). Movimento sviluppatosi in Germania fra il 1770 e il 1785 e così chiamato dal titolo di un dramma di F. M. Klinger. Le sue radici affondano nella dottrina della natura di J.-J. Rousseau, nel pietismo, nel pensiero di J. G. Hamannnel sentimentalismo inglese, in particolare in Young, e nella teorizzazione della genialità di R. Wood, di cui si fecero portavoce anche i poeti del Göttinger Hain. Il movimento, ben analizzato da J. W. Goethein Dichtung und Wahrheit, si rivoltava contro il razionalismo filosofico, le istituzioni, i tiranni tedeschi, la cultura del tempo come altrettante forme di costrizione, e additava nell'arte gotica, intesa come specificamente tedesca, nella poesia popolare, in W. Shakespeare in quanto genio sciolto da ogni legge, i nuovi punti di riferimento dell'azione e della creazione. Manifesti dello Sturm und Drang possono considerarsi i Fragmente (1767; Frammenti) e Von deutscher Art und Kunst (1773; Intorno al carattere e all'arte dei tedeschi) di J. G. Herder, e forse anche l'inno di Goethe Prometheus (1774; Prometeo), che dà i termini della ribellione titanica della generazione degli Stürmer contro Dio e l'autorità paterna. Lo Sturm und Drang ha dato impulso al teatro: l'istanza di un teatro dinamico formulata da G. E. Lessing fu accolta da F. M. Klinger, F. Schiller (con Die Räuber e Kabale und Liebe), dal giovane Goethe (con Götz von Berlichingen e con l'Urfaust), J. A. Leisewitz, H. L. Wagner e soprattutto da J. M. R. Lenz, sensibilissimo alla problematica sociale. Accanto al teatro fiorì la speculazione teorica sul teatro (con Lenz, Schiller, Goethe) e la lirica, che abbandonò radicalmente i moduli fissi del rococò e del sentimentalismo, per accogliere accenti di esperienze vissute nel loro momento culminante: così in Goethe, L. C. Hölty, Maler Müller, J. H. Voss e nel geniale Lenz; l'ode e l'inno, fino allora estatici e meditativi, furono volti a recepire l'erompere dei sentimenti individuali; la ballata, riaccostandosi alla poesia popolare, ricevette da G. A. Bürger e da Goethe contenuti magico-onirici. Relativamente pochi sono, nell'età dello Sturm und Drang, romanzi e novelle, se si eccettuano il Werther di Goethe, ancora molto debitore al sentimentalismo settecentesco, l'Ardinghello di J. J. W. Heinse, dove il culto del genio si fa istanza d'“immoralismo estetico” e alcune autobiografie (Jung-Stilling, F. H. Jacobi, K. P. Moritz).

R. Pascal, La poetica dello Sturm und Drang, Milano, 1957; A. Pellegrini, in Dalla sensibilità al nichilismo, Milano, 1962; M. O. Kistler, Drama of the Storm and Stress, New York, 1969; H. A. Korff, Die Dichtung vom Sturm und Drang im Zusammenhang der Geistesgeschichte, New York-Londra, 1972; N. Saito (a cura di), Sturm und Drang, Scritti critici, Roma, 1988.

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