Swift, Jonathan

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scrittore inglese (Dublino 1667-1745). Cugino del poeta J. Dryden, di genitori inglesi, ma nato ed educato in Irlanda, si trasferì nel 1689 in Inghilterra per diventare segretario del noto letterato e uomo politico sir W. Temple. Insofferente della mancanza di indipendenza, nel 1694 tornava in Irlanda onde dedicarsi al sacerdozio, ma meno di due anni più tardi era di nuovo con il suo protettore, allora impegnato nella controversia circa i meriti degli scrittori antichi e moderni. In sua difesa Swift scrisse, schierandosi dalla parte degli antichi, l'allegoria eroicomica An account of the battle between the ancient and modern books (1697; La battaglia dei libri, pubblicato nel 1704); dello stesso periodo è anche The Tale of a Tub (Favola della botte), parodia della storia del cristianesimo. Durante la sua residenza presso Temple Swift fu precettore della giovanissima Esther Johnson, alla quale, immortalandola con il nome di Stella, avrebbe poi indirizzato, tra il 1710 e il 1713, una lunga serie di lettere intime – il famoso Journal to Stella (Diario a Stella, pubblicato in parte dal 1766 e in edizione definitiva nel 1948). I suoi delicati rapporti sentimentali con la donna (così come quelli con Esther Vanhomrig, cui dedicò nel 1713 il poemetto Cadenus and Vanessa) sono però avvolti nel mistero e non si sa nemmeno con certezza se i due si siano mai sposati. Dopo la morte del suo protettore (1699) Swift accettò la prebenda di Laracor, vicino a Dublino, da dove fece frequenti viaggi a Londra, stringendo amicizia con J. Addison, R. Steele, W. Congreve e C. M. Halifax e interessandosi attivamente di politica. Oltre a opuscoli a favore del partito whig a questo periodo appartengono opere burlesche come The Partridge Predictions (1708; Le predizioni di Partridge), contro l'astrologo John Partridge, e satire su questioni religiose, come la Letter Concerning the Sacramental Test (1709, contro i presbiteriani irlandesi) e l'antideistica Argument against Abolishing Christianity (1711; Argomentazione contro l'abolizione del cristianesimo). Nel 1710, in seguito all'alleanza dei whigs con i non conformisti, Swift passava dalla parte dei tories, attaccando il suo vecchio partito con una serie di feroci opuscoli, il più noto dei quali è The Conduct of the Allies (1711; La condotta degli alleati), contro il duca di Marlborough. La caduta del governo tory (1714) interruppe la sua brillante carriera politica e Swift, che nel 1713 era stato nominato decano della cattedrale di S. Patrizio a Dublino, fu costretto a trascorrere il resto della sua vita in Irlanda, tra gente che disprezzava, ma che si sforzò di difendere dalle angherie inglesi, incitandola anche al boicottaggio economico nelle Drapier's Letters (1724; Lettere di un drappiere). Tutto ciò fu per lui fonte di grande amarezza e turbamento e, tranne rare eccezioni, le opere di questi anni – segnatamente il suo capolavoro Gulliver's Travels (1726; I viaggi di Gulliver) e l'agghiacciante A Modest Proposal for Preventing the Children of Poor People from Being a Burden to Their Parents or Country... (1729; Una modesta proposta per impedire ai figli dei poveri di essere di peso ai loro genitori o al Paese...) – riflettono un progressivo incupirsi e il sorgere di un oscuro senso di persecuzione e di disgusto per l'umanità. Durante l'ultimo periodo della sua vita – era sempre stato afflitto, pare, da una forma di labirintite – fu tormentato da una recrudescenza della malattia e qualche tempo prima di morire perse la ragione. Fu sepolto nella cattedrale di Dublino, accanto a Stella. Figura complessa e contraddittoria di misantropo geloso ed egoista e di moralista appassionato e intransigente, Swift è il massimo scrittore satirico della letteratura inglese. Lui stesso inequivocabilmente figlio dell'“età della ragione”, ne mise in luce difetti e ambiguità con feroce veemenza e in uno stile rimasto modello ineguagliabile di chiarezza ed efficacia. Mettendo in ridicolo gli abusi e le incongruenze più appariscenti del suo secolo, la sua amara e sferzante ironia giunse a coinvolgere, in un crescendo di indignazione ma soprattutto di risentimento, l'essenza stessa dell'umanità, da lui definita, nei Gulliver's Travels (il terribile capolavoro avvilito, per uno strano scherzo del destino, al livello di classico umoristico per l'infanzia), “la più perniciosa razza di ributtanti vermiciattoli cui la natura abbia mai permesso di strisciare sulla superficie della terra”.

C. Pagetti, La fortuna di Swift in Italia, Bari, 1972; M. L. Astaldi, in Tre inglesi pazzi, Milano, 1973; A. Brilli, Swift o dell'anatomia, Firenze, 1974; G. Brunetti, Figure swiftiane, Firenze, 1984.

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