Tennyson, lord Alfred

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poeta inglese (Somersby, Lincolnshire, 1809-Aldworth, Surrey, 1892). Quarto figlio di un curato, ricevette ottima educazione sotto la guida del padre, che ne incoraggiò la vocazione poetica assai precoce: Poems by Two Brothers (Poesie di due fratelli), scritto in collaborazione con i fratelli Frederick e Turner Charles (i quali furono poi singolarmente autori di altre raccolte di versi, non particolarmente eccelsi), apparve nel 1827, un anno prima della sua iscrizione al Trinity College di Cambridge, dove rimase fino al 1831, quando difficoltà familiari lo costrinsero ad abbandonare gli studi. Nel frattempo (1830) era uscita la raccolta Poems, Chiefly Lyrical (Poesie, per lo più liriche) che, benché sostanzialmente immatura, preannunciava già, nella versatilità formale così come nella predilezione per le immagini tratte dal mondo della natura e per gli effetti coloristici e musicali, le caratteristiche principali del Tennyson maggiore. A essa fece seguito (1932) un altro volume di Poems contenente poesie assai note – Oenone, The Lotos-Eaters (I lotofagi), The Lady of Shalott, The Palace of Art ecc. – e riflettente interessi (i miti della classicità e del ciclo arturiano) e propensioni (la riflessione filosofica) destinati a durare. La raccolta non ebbe però accoglienza molto favorevole e Tennyson conobbe un lungo periodo di sconforto, reso più pesante dalla morte (1833) del suo grande amico A. H. Hallam e da difficoltà finanziarie e sentimentali. Se ne risollevò in parte nel 1842, quando apparvero con successo alcune delle sue poesie migliori, come Locksley Hall, Ulysses e The Morte d'Arthur, quest'ultima destinata a diventare uno degli Idylls of the King (Idilli del re), la serie di poemetti con cui, tra il 1850 e il 1885, avrebbe presentato ai suoi contemporanei un'epopea arturiana intessuta di significati allegorici e moderni. Nel 1850 uscì il celeberrimo In Memoriam, volume che riuniva le elegie ispirate alla morte di Hallam che era andato componendo fin dal 1833: fu un successo enorme e alla morte di W. Wordsworth (1850) Tennyson venne nominato poeta laureato. Nei quarant'anni che seguirono la sua fama continuò ad aumentare, nonostante alcune opere – come il monodramma Maud, del 1855 – andassero incontro a critiche sfavorevoli e altre – come la popolarissima The Charge of the Light Brigade (1854; La carica dei Seicento) – fossero dettate principalmente dal desiderio di tener fede al ruolo di bardo e di profeta cui si sentiva destinato. La sua attività fu instancabile: oltre ai titoli già citati, la produzione di questo periodo comprende numerose altre raccolte, tra cui Enoch Arden (1864), uno dei volumi di versi più venduti dell'epoca, Ballads and Other Poems (1880) e Demeter and Other Poems (1889), e sette drammi (quasi tutti in versi e di argomento storico), tra cui Queen Mary (1875), Harold (1877), Becket (1884) e The Foresters (1892; Quelli della foresta). Quest'ultimo apparve l'anno stesso della sua morte, avvenuta nella dimora che si era fatta costruire ad Aldworth nel 1868. Nel 1884 aveva ricevuto la nomina a lord. Tennyson fu uno dei grandi vittoriani e tra le figure più ufficialmente rappresentative della sua epoca, di cui espresse – in toni di speranza, ma più spesso di malinconica e rattristata perplessità – gli atteggiamenti e le preoccupazioni dominanti, specie quelle derivate dal contrasto tra la tradizione religiosa e le nuove teorie e scoperte scientifiche. Acclamato dai contemporanei come vate e moralista supremo, eccelse soprattutto come maestro del verso languido e melodioso di derivazione keatsiana. Ai posteri apparve come uno dei maggiori artefici dell'imborghesimento e dell'istituzionalizzazione del romanticismo e la sua figura ha sofferto forse più di ogni altra della reazione antivittoriana.

Bibliografia

J. H. Buckley, Tennyson: The Growth of a Poet, Cambridge (Massachusetts), 1960; K. W. Gransden, Tennyson: In Memoriam, Londra, 1964; G. Joseph, Tennysonian Love: The Strange Diagonal, Minneapolis, 1969; J. Pettigrew, Tennyson: The Early Poems, Londra, 1970; B. C. Southam, Tennyson, Londra, 1971; R. Sponger, The Poetry of Tennyson, Londra, 1982.

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