Descrizione generale

Very Large Telescope, grandissimo telescopio dell'ESO (European Southern Observatory). Il VLT, il più grande e più avanzato telescopio del mondo, è formato da 4 telescopi, con specchi monolitici del diametro di 8,2 m, e da diversi altri telescopi ausiliari mobili da 1,8 m di diametro. Queste unità possono essere combinate tutte insieme tra loro nel sistema interferometrico VLTI (VLT Interferometer). Con il suo potere risolutivo senza precedenti e con la sua superficie ottica di raccolta senza pari nel mondo, VLT produce immagini estremamente nitide e può registrare la luce dei più deboli e più lontani oggetti dell'Universo. I quattro telescopi principali sono dotati ognuno di ottiche adattive e, lavorando interferometricamente, raggiungono un diametro equivalente di 16 m e una risoluzione angolare di pochi millisecondi d'arco, circa 10 volte superiore a quella del telescopio spaziale Hubble (HST).

Cenni storici

L'idea della realizzazione di un telescopio interamente europeo per lo studio del cielo profondo nacque verso la fine degli anni Settanta del sec. XX. Il progetto di un telescopio multiplo venne approvato dall'ESO nel 1987 e la costruzione sul Cerro Paranal (un monte di ca. 2800 m nel deserto di Atacama, in Cile, scelto per l'altissimo numero di notti serene annue e per la bontà del seeing, la trasparenza dell'atmosfera) iniziò nel 1990, dopo aver predisposto la vetta della montagna con la rimozione di 400.000 m3 di terra per ottenere una superficie piana di circa 200 m di diametro. Il progetto VLT prevedeva quattro specchi principali di 8,2 m (United Telescopes UT1, UT2, UT3 ed UT4), che, nel marzo 1999, sono stati rinominati rispettivamente Antu, Kueyen, Melipal e Yepun, dai nomi dati dai Mapuche, una popolazione indigena del luogo, al Sole, alla Luna, alla costellazione della Croce del Sud e a Venere, intesa come stella della sera. I quattro telescopi sono protetti da quattro cupole appositamente studiate per minimizzare le turbolenze che si generano a causa delle differenze di temperatura tra l'interno e l'esterno: in siti in cui la turbolenza degli strati superiori dell'atmosfera è molto bassa questo fenomeno, detto dome-seeing, è infatti la maggior fonte di disturbo. La montatura altazimutale, costruita in Italia e collaudata nelle officine dell'Ansaldo a Milano, è in grado di ruotare i telescopi senza limitazioni in tutte le direzioni. L'intervallo di lunghezze d'onda alle quali lavora il VLT va dal vicino ultravioletto fino ai 25 µm nell'infrarosso. Le ottiche dei quattro telescopi sono del tipo Ritchey-Chrétien ed è possibile operare con fuochiCassegrain, Nasmyth e Coudé. I telescopi principali sono dotati di ottiche attive, progettate per cambiare la forma dello specchio con un'accuratezza di 50 nm. La prima luce in assoluto del VLT è stata ottenuta il 16 maggio 1998 dallo specchio Antu e la fase di collaudo è terminata con successo nell'ottobre successivo, quando ha cominciato a ottenere immagini già rilevanti da un punto di vista astrofisico. L'UT2 (Kueyen) ha cominciato a lavorare nel marzo 1999 e ha raggiunto anch'esso la fase pienamente operativa. Il terzo, Melipal, installato nel dicembre 1999, è attivo dal gennaio 2000, mentre il quarto telescopio, Yepun, ha visto la prima luce. Dopo aver conosciuto ritardi importanti e non aver raggiunto le specificazioni, nel 2004 VLT era oggetto di un piano di salvataggio ESO che implicava sforzi aggiuntivi per rapidi miglioramenti. Nel 2005 VLT produceva continuamente dati ma con una efficienza peggiore di quella prevista; tutava già nel marzo 2008 aveva già reso possibile la pubblicazione di 89 articoli su riviste scientifiche referenziate. Nel 2016 è stato installato lo spettografo Gravity che nel marzo 2019 ha consentito di studiare il pianeta Hr8799e ed è in generale utilizzato per l’osservazione di esopianeti. Ad agosto 2017 con la prima luce dello strumento MUSE, Yepun è diventato un telescopio completamente adattivo. Tra i risultati scientifici di VLT, significativa nel 2017 attraverso lo strumento SPHERE è stata l’osservazione del primo pianeta extrasolare HIP65426b che dista circa 385 anni luce e ha massa compresa tra le 6 e le 12 volte quella gioviana, con presenza di acqua e nubi nella sua atmosfera e con temperatura variabile sulla superfice tra 1000 e 1400 °C. Sempre nel 2017  lo strumento FORS ha rilevato l’orbita, la luminosità e il colore dell'asteroide interstellare 1I/2017 U1 (1l/Oumuamua).

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