Zanzòtto, Andrèa

poeta italiano (Pieve di Soligo, Treviso, 1921-Conegliano, Treviso, 2011). Le sue prime raccolte di versi (Dietro il paesaggio, 1951; Elegia e altri versi, 1954; Vocativo, 1957) sono una rappresentazione apparentemente elegiaca di un paesaggio veneto dove i richiami alla natura si risolvono in un'ardua e inquietante simbologia metafisica e il mondo agricolo-pastorale, fermo nel tempo, si scontra con il precario universo scientifico-tecnologico contemporaneo. Tale contrasto si fa ancora più stridente in IX Ecloghe (1962), aprendo una lacerante tensione tra codici culturali ed esistenziali che si esprime nello sperimentalismo linguistico delle raccolte La beltà (1968), Gli sguardi, i fatti e senhal (1969) e culmina nell'esplorazione dell'oscura nevrosi contemporanea in Pasque (1973) e soprattutto nella delicata e solenne trilogia, comprendente Galateo in bosco (1978), Fosfeni (1983) e Idioma (1986). Intensa la sua ricerca e sperimentazione anche sul dialetto: molta della sua produzione dialettale è raccolta in Filò (1976, 1988), nato anche grazie a uno stimolante incontro con F. Fellini in occasione del Casanova. Nel 1979 è stato pubblicato il poemetto, sempre in dialetto, Mistieròi-Misterùs. Traduttore (soprattutto Balzac), critico (Fantasie di avvicinamento, 1991; Aure e disincanti del Novecento letterario, 1994), Zanzotto pubblicò i racconti Sull'altopiano (1964) e Racconti e prose (1990). Nel 1995 ripropose in parte gli scritti di Sull'altopiano nel volume Sull'altopiano e prose varie, in cui raccoglie storie, meditazioni e fantasie, ma tornò ben presto alla poesia con Meteo (1996), raccolta di 20 componimenti. Nel 2000 ha vinto il premio Bagutta per Le poesie e le prose scelte. Nel 2009 pubblicò la raccolta di poesie Conglomerati.

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