a priòri

loc. avverbiale latina (propr., da ciò che viene prima, come rapporto logico). In filosofia, dimostrazione che procede dalla causa all'effetto. Nell'uso comune designa opinioni o giudizi apodittici che non sono sostenuti dall'esperienza. § Le locuzioni a priori e a posteriori furono usate originariamente dagli scolastici, i quali si rifacevano alla distinzione aristotelica tra “ciò che è anteriore e più noto per noi” e “ciò che è anteriore e più noto per natura”, per giungere alla distinzione tra la dimostrazione che procede dalla causa all'effetto (ovvero dimostrazione propter quid, che Alberto di Sassonia per primo chiamò a priori) e la dimostrazione che procede dall'effetto alla causa (ovvero dimostrazione quia, dallo stesso Alberto chiamata a posteriori). Nella filosofia moderna (Locke, Hume, Leibniz, Wolff) tale terminologia è stata usata per distinguere la conoscenza empirica (a posteriori) dalla conoscenza puramente razionale (a priori). Kant ha ulteriormente precisato quest'uso, in quanto ha visto nell'a priori la condizione trascendentale (cioè indipendente dall'esperienza ma fondante l'esperienza stessa) del conoscere.

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