adroterapìa

sf. [sec. XX; adro(ne) + terapia]. Terapia per la cura dei tumori che si basa sull'uso di fasci di adroni. Il vocabolo è entrato nell'uso medico dal 1993 e sta ad indicare una moderna tecnica di radioterapia che utilizza le radiazioni provenienti da particelle non elementari fatte di quark, dette appunto adroni, le più note delle quali sono i protoni, i neutroni e gli ioni. Fasci collimati di adroni, prodotti con acceleratori di particelle, sono utilizzati nella pratica clinica dal 1938, ma è dagli anni Novanta del sec. XX che questa tecnica ha conosciuto un rinnovato interesse. La principale ragione che giustifica l'uso delle particelle elettricamente cariche (protoni e ioni) è la favorevole distribuzione della dose assorbita in profondità. Esse penetrano infatti nei tessuti, si muovono in linea retta e distruggono il bersaglio tumorale cedendo la maggior parte della loro energia verso la fine del percorso: consentono pertanto di trattare tumori anche a 25 cm di profondità, seguendone il contorno con precisione millimetrica e risparmiando così i tessuti sani circostanti. La protonterapia può pertanto rappresentare la modalità di irradiazione elettiva in alcuni tumori oculari o della base cranica. È impiegata come trattamento esclusivo o, più frequentemente, per somministrare al termine di una terapia convenzionale un ulteriore contributo di dose, nei tumori del distretto cervico-cefalico, del torace, dell'addome o della pelvi. La terapia con fasci di ioni è anch'essa indicata per le neoplasie oculari e per quelle che originano o arrivano a infiltrare la base del cranio. Esperienze più limitate, che necessitano tuttavia di ulteriore conferme da studi clinici, hanno dimostrato la sua efficacia anche per carcinomi in fase localmente avanzata delle ghiandole salivari, dei seni paranasali, delle vie biliari e della prostata, dei sarcomi ossei e dei tessuti molli. L'impiego delle particelle pesanti e neutre, come i neutroni, è invece giustificato dalla loro efficacia biologica. L'energia che possiedono viene infatti ceduta in modo continuo e decresce quasi esponenzialmente, come quella dei raggi X. Le cellule colpite hanno pertanto una minore capacità di riparare le lesioni prodotte dai neutroni rispetto a quelle causate dai raggi X, rendendo i primi particolarmente adatti al trattamento dei tumori radioresistenti. La terapia con neuroni, con la quale dal 1955 sono stati trattati poco meno di 20 mila pazienti nel mondo, è stata rimpiazzata da quella con fasci di ioni che, oltre ad avere un'efficacia più elevata, permette una distribuzione della dose più conforme al bersaglio. Sono tuttavia in corso esperimenti con l'uso di neutroni non veloci ma “termici”, caratterizzati da una bassa energia. § Da molti anni si cerca di realizzare anche in Italia il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica (CNAO). A tale proposito il 1° marzo 2001 è stato emanato un decreto dal Ministero della Sanità che individua, assieme alla Fondazione TERA (Terapia con Radiazioni Adroniche), gli enti che si incaricheranno della costruzione del Centro. Esso nascerà presso l'Abbazia di Mirasole (PV) e vedrà la collaborazione dell'Ospedale Maggiore, l'Istituto Besta e l'Istituto Europeo di Oncologia, tutti di Milano, e il Policlinico S. Matteo di Pavia. Il Centro rappresenterebbe il progetto europeo più avanzato in questo campo dell'oncologia. L'Europa non è infatti riuscita a rimanere al passo degli Stati Uniti e del Giappone, dove da tempo sono in funzione diversi centri dedicati completamente all'adroterapia.

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