Definizione

sf. [sec. XIII; dall'arabo ʽanbar, ambra grigia]. Resina fossilizzata di una conifera terziaria (Pinus succinifera); di colore dal giallo chiaro al bruno rossiccio (raramente con toni sul blu e sul verde), ha lucentezza vitrea ed è a volte trasparente . Viene detta anche ambra gialla per distinguerla da un'altra sostanza indicata con lo stesso termine (ambra grigia). L'ambra è costituita da carbonio (78%), ossigeno (11%), idrogeno (10%) e zolfo (1%); per riscaldamento a più di 400 ºC dà acido succinico (C4H6O4); si elettrizza per sfregamento ed è un ottimo materiale isolante. I giacimenti più noti di ambra sono quelli delle coste baltiche, della Sicilia, della Birmania, del Canada e della Romania, tutti di età oligocenica. L'ambra offre uno dei casi più spettacolari di fossilizzazionein toto. Essa ingloba infatti a volte resti organici che, protetti dalla distruzione, si sono così conservati fin nei minimi particolari. Poiché l'ambiente di formazione di queste resine è paragonabile all'attuale ambiente di pineta, l'ambra contiene prevalentemente resti di organismi boschivi: Aracnidi, Miriapodi, Insetti. Tra questi ultimi numerosi i coleotteri, le formiche e le termiti, accanto a un gran numero di infiorescenze di piante superiori.

Preistoria

Già durante il Paleoliticouperiore l'ambra era sporadicamente raccolta forse per motivi ornamentali, come dimostrano i rinvenimenti effettuati a Isturitz (Pirenei francesi) e a Meziric in Ucraina. Il suo più diffuso impiego per oggetti ornamentali o a destinazione rituale risale alle antiche civiltà egizia e minoica, che utilizzarono la materia prima proveniente soprattutto dalle coste baltiche attraverso l'Europa centrale, seguendo la cosiddetta “via dell'ambra”. Recenti metodi basati sull'analisi spettrofotometrica in luce infrarossa consentono di determinare la zona di provenienza del grezzo e di tracciare quindi le probabili vie di diffusione. In Italia l'ambra giunse, attraverso il valico del Brennero e le Alpi Giulie, fino al Po che costituì, anche lungo i suoi affluenti, una comoda via di irradiazione. Essa trovò largo impiego in talune civiltà dell'Età del Bronzo, come la terramaricola, e dell'Età del Ferro, come la picena; qui e nella coeva necropoli calabrese di Torre Galli è attestata anche la presenza di manufatti ricavati da giacimenti siciliani.

Arte

Diffusasi in epoca etrusca, la lavorazione dell'ambra, impiegata in ornamenti e monili, scomparve quasi totalmente in epoca greca per ricomparire in età romano-imperiale. Come nel Medioevo, dal Rinascimento in poi la lavorazione fu quasi esclusivamente tedesca. In particolare, fino al sec. XVI si produssero rosari e, successivamente alla Riforma, tazze, scatole, coppe, candelabri. Fu pure impiegata negli intagli di stipi, scacchiere, casse. Nel sec. XVII Jacob Heise intagliò figure a tutto tondo secondo la tecnica dell'intaglio dell'avorio. In un primo tempo i centri di lavorazione erano limitati a Danzica e Königsberg, nel sec. XVIII si estesero anche a Kassel, Brunswick, Dresda. Fra gli esemplari più interessanti, l'altare di G. Schreiber (1619), la coppa di scuola del medesimo, la tazza montata in argento, della metà del sec. XVIII, tutti conservati al Museo degli Argenti di Firenze. La lavorazione andò diminuendo parallelamente allo sviluppo della porcellana, fino a venir meno. Nel sec. XX ha goduto di grande sviluppo in Unione Sovietica e ha attualmente particolare diffusione di mercato in Turchia.

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