Lessico

sf. [sec. XX; da fossilizzare]. Processo naturale che permette la conservazione di resti o di impronte di animali e vegetali delle ere passate entro rocce sedimentarie. Fig., il rimanere ancorati a idee arretrate e l'effetto che ne deriva: la fossilizzazione delle idee; la fossilizzazione degli enti pubblici.

Paleontologia: generalità

Condizione primaria affinché avvenga la fossilizzazione è che i resti organici vengano sottratti rapidamente all'azione ossidante e, quindi, che siano in un un tempo brevissimo sepolti in terra o, in ambiente marino, ricoperti da sedimenti. I principali fattori di conservazione dei resti organici sono l'infossamento e l'azione di sostanze conservatrici: il primo si verifica quando l'organismo morto viene sottratto all'azione distruttiva degli agenti atmosferici per una veloce copertura da parte del sedimento; le sostanze conservatrici sono quelle che sottraggono gli organismi all'azione distruttiva dei Batteri permeando o avvolgendo le loro parti. L'azione conservatrice si esplica con meccanismi diversi e può iniziare contemporaneamente o dopo l'intervento degli agenti distruttivi; ciò comporta più o meno profonde modificazioni del fossile rispetto all'organismo originale.

Paleontologia: processi di fossilizzazione

La fossilizzazione può avvenire secondo diverse modalità e può essere parziale o, più raramente, totale. Quest'ultima si realizza solo quando l'organismo viene sommerso dalle sostanze conservatrici quando è ancora in vita o subito dopo la morte. Gli esempi più famosi sono quelli dei mammut trovati inglobati nei ghiacciai della Siberia, completi anche delle parti molli (alcuni avevano ancora residui di cibo nello stomaco); di insetti, aracnidi, miriapodi e foglie conservati nell'ambra; di carcasse intere di rinocerontimummificati dall'ozocerite (paraffina naturale); di dinosauri del genere Anatosaurus rinvenuti, completi di pelle, nei terreni cretacici dell'America Settentrionale. Altre volte la conservazione completa si verifica solo per alcune parti del corpo dell'organismo, come è stato per la pelle mummificata di alcuni iguanodonti nei sedimenti mesozoici dell'Isola di Wight. L'unico esempio di fossilizzazione totale di cospicui organismi vegetali è costituito dalla foresta mummificata, vecchia di 45 milioni di anni, rinvenuta nell'isola Axel Heiberg, nel Mar Glaciale Artico. La foresta è stata ricoperta da circa un centinaio di metri di sedimenti, privi di sostanze minerali che rendessero possibile la pietrificazione o mineralizzazione, e senza che la coltre sedimentaria raggiungesse un peso sufficiente a innescare la trasformazione in carbone. Il legno, pressato e prosciugato, non ha perso nessuna delle sue caratteristiche; anche le parti erbacee, sebbene fragili, si sono perfettamente conservate. La maggior parte dei fossili sono, però, il risultato di altri processi di fossilizzazione: mineralizzazione, carbonizzazione e incrostazione. La mineralizzazione comporta uno scambio molecolare più o meno completo fra le acque circolanti nel sedimento sotto forma di soluzioni sature e la sostanza organica del componente dell'organismo ivi sepolto; tale sostituzione può essere a volte così capillare, effettuata molecola per molecola, da conservare dell'organismo persino la sua struttura interna: per esempio i calchi, perfetti sin nei minimi dettagli, dei primi uccelli risalenti al Giurassico (Archaeopteryx litographica) e di vari crostacei e meduse (rinvenuti nei giacimenti di Solnhofen, in Baviera). Se però questo processo avviene con una certa rapidità, può alterare la struttura organica originaria senza peraltro modificare la morfologia della parte interessata. Un esempio di sostituzione lenta è offerto dai tronchi della foresta pietrificata dell'Arizona, nei quali le sostanze organiche dure delle pareti cellulari sono state sostituite da silice, hanno cioè subito un processo di silicizzazione. Una forma diffusa di mineralizzazione si verifica quando il materiale del sedimento occupa progressivamente il vuoto lasciato da un organismo infossato in decomposizione riproducendo così, spesso fedelmente, il calco dell'individuo originario. Le sostanze che più comunemente agiscono in questo processo sono la calcite, la silice (sotto forma di opale o calcedonio), la glauconite, la pirite e l'argento. La carbonizzazione si verifica quando l'organismo viene ricoperto da un sottile sedimento in ambiente umido oppure da altro materiale organico; in tal caso la materia organica libera gradualmente gas e liquidi composti da idrogeno, ossigeno e azoto, lasciando come residuo il carbonio. Idroteche chitinose di graptoliti ed esoscheletri di artropodi sono stati ritrovati nei sedimenti del Paleozoico, ricoperti sulla superficie da una sottile pellicola carboniosa. Con questo processo si sono formati, almeno in gran parte, anche i depositi di carbon fossile da accumulo di resti vegetali. La fossilizzazione per incrostazione avviene in presenza di acque calcaree: l'acqua, carica di sali, scorrendo sopra i resti organici deposita minutissimi cristalli di calcite grazie ai quali si genera una crosta che conserva la forma dell'organismo. Il travertino di Sezanne (Francia) ha conservato così bene le impronte di piante del Terziario inferiore che si è potuto fare la ricostruzione perfetta dei vegetali per mezzo di calchi. Altre volte gli organismi o i loro scheletri, pur disgregandosi completamente con il tempo, lasciano sui sedimenti fini impronte molto precise che poi vengono inglobate nelle successive stratificazioni: in questo modo si conservano sotto forma di stampi anche minimi particolari morfologici di foglie, piante, penne di uccelli, ecc.

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