anàstrofe

sf. [dal greco anastrophḗ]. Inversione dell'ordine abituale delle parole che si nota, per esempio, nel verso pascoliano: “la sua stringendo fanciullezza al petto”. In greco il termine è particolarmente applicato alle preposizioni usate come posposizioni, nel qual caso si ha una ritrazione dell'accento: per esempio gês péri in luogo di perì gês, intorno alla terra.

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