anarco-sindacalismo

sm. [da anarc(hismo)+sindacalismo]. Tendenza della dottrina anarchica a porre in primo piano nella lotta dei lavoratori per la loro emancipazione le organizzazioni sindacali, che delle rivendicazioni economiche dovrebbero però servirsi solo come stimolo all'obiettivo finale della rivoluzione sociale. Questi principi erano stati fissati nella Carta di Amiens (1906) dietro pressione della corrente anarco-sindacalista della Confédération Général du Travail (CGT). La loro influenza sui sindacati fu notevole in Europa e nell'America Meridionale: in Francia sia la Federazione Nazionale del Sindacato (1895) sia la CGT (1902) s'ispirarono ai principi dell'anarco-sindacalismo. Minore fu invece la loro influenza in Italia, limitata quasi esclusivamente alla Segreteria Nazionale della Resistenza, sorta all'inizio del sec. XX. Lo stesso avvenne in Portogallo, dove sorse un movimento anarco-sindacalista di scarsa importanza. L'anarco-sindacalismo ebbe invece uno sviluppo notevole in Spagna: sorto nei primi anni del sec. XX, trovò un terreno fertile per la vasta influenza che nel Paese aveva esercitato la I Internazionale (1862). Particolarmente impegnati alla realizzazione dell'ideologia anarco-sindacalista (società senza classi, collettivizzazione, lotta allo Stato) furono la Federazione dei Lavoratori della regione spagnola (1881-88) e i sindacati settoriali della Catalogna, mentre i contadini andalusi che, oppressi dal duro regime degli agrari, non avevano potuto associarsi sino ad allora in sindacati, erano inclini piuttosto verso l'anarco-comunismo e la rivoluzione immediata. Nel 1907 la classe operaia catalana fondava la Solidarietà Operaia, raggruppando in essa i sindacati di Barcellona; nel 1910-11 l'associazione si trasformava in Confederazione Nazionale del Lavoro (sullo schema della CGT francese) impegnandosi in una lotta serrata contro il riformismo socialdemocratico e proponendosi come programma la collettivizzazione dei mezzi di produzione e l'estinzione dello Stato. Nel 1919 la confederazione riuniva 427.000 operai catalani, 91.000 andalusi, 18.000 asturiani e 15.000 aragonesi. I suoi massimi dirigenti furono Salvador Seguí, Ángel Pestaña, Juan Peiró. Alla vigilia della guerra civile (1936) gli iscritti superavano il milione, ma la mancanza di un inquadramento politico rese precari i suoi rapporti con lo stesso governo repubblicano. La vittoria franchista (1939) travolse la confederazione assieme a tutte le altre istituzioni democratiche. Nell'America Latina l'anarco-sindacalismo fu importato dagli emigranti e contribuì alla creazione della Federazione Operaia Regionale Argentina (1905) e di federazioni consimili nell'Uruguay (1905), nel Perú (1913), nel Paraguay (1915), nell'Ecuador (1922), nella Bolivia (1927).

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