(Cataluna). Comunità autonoma della Spagna orientale, 32.091 km², 7.480.921 ab. (stima 2005), 233 ab/km², capoluogo: Barcellona. Province: Barcellona, Gerona (Girona), Lérida (Lleida) e Tarragona. Confini: mar Mediterraneo (E, SE), Aragona (W), Valencia (SW); Francia (N).

Generalità

. Regione storico-amministrativa della Spagna mediterranea, di cui costituisce la sezione nordorientale, situata tra i Pirenei a N, che la separano dalla Francia e il mar Mediterraneo, è la regione più moderna ed economicamente avanzata della Spagna. Il suo capoluogo, Barcellona, in rivalità con Madrid per le funzioni primaziali, è una capitale dell'architettura e del design.

Territorio

Di forma quasi triangolare, è costituita da un territorio prevalentemente montuoso, comprendendo a N il settore sudorientale della catena pirenaica (che qui supera in più punti i 3000 m, culminando a 3404 m nel Pico de Aneto) e a E, parallelamente alla costa, gli allineamenti del sistema catalano (Cordigliera Litorale, Cordigliera Prelitorale), che toccano i 1676 m nella Sierra de Montseny. Al centro si stende un'ampia depressione che corrisponde in gran parte al bacino del fiume Segre, il principale corso d'acqua catalano, affluente dell'Ebro, del cui corso appartiene alla Catalogna il tratto terminale. Gli altri maggiori fiumi sono il Llobregat e il Ter, le cui vallate, unitamente a quelle del Segre e dell'Ebro e alla cimosa costiera (con la zona dell'Ampurdán a N), costituiscono le uniche aree pianeggianti della regione. Parte del territorio è protetto dal Parco nazionale di Aigüestortes i Estany de Sant Maurici, istituito nel 1955 per tutelare una zona ricca di acque degli Alti Pirenei. Le condizioni climatiche sono assai varie: si passa da un clima di tipo alpino sui Pirenei a un clima nettamente mediterraneo sulla costa e, infine, a uno di tipo continentale nella depressione centrale. La Catalogna è una delle regioni della Spagna più densamente popolate; in particolare la provincia di Barcellona rappresenta, per ragioni storiche, geografiche ed economiche, un'area di assai fitto popolamento. Nel corso degli ultimi decenni l'incremento demografico è stato molto consistente, gli insediamenti si sono concentrati nel capoluogo e lungo la costa. Su Barcellona gravitano numerose grandi città (Sabadell, Terrassa, Badalona, Hospitalet de Llobregat; altri principali centri catalani sono situati o sulla costa, come Tarragona, o lungo le arterie di comunicazione rappresentate dai maggiori corsi d'acqua, come Gerona sul fiume Ter e Lérida sul fiume Segre. Barcellona è un centro nodale per le comunicazioni nella Spagna mediterranea e il primo porto del Mediterraneo per il traffico di container; sede di aeroporto internazionale, è collegata via terraferma alla Francia e al Portogallo tramite l'autostrada costiera mediterranea ed è collegata con Parigi dalla linea ferroviaria ad alta velocità.

Economia

La Catalogna, specie per la presenza di Barcellona, è una delle regioni più industrializzate della Spagna e la sua produzione trova sbocco naturale nel resto del Paese. Il ramo tessile (cotonificio, lanificio) è quello maggiormente sviluppato, ma non mancano industrie meccaniche (materiale ferroviario, costruzioni navali, automobili), metallurgiche (acciaio, rame), chimiche e petrolchimiche. Notevole è la produzione di energia, idro- e termoelettrica, quest'ultima in parte proveniente dalla centrale nucleare di Vandellos (Tarragona). Non rilevanti sono le risorse minerarie, rappresentate da miniere di piombo e da un piccolo giacimento di uranio in provincia di Lérida. L'agricoltura concorre in misura modesta alla formazione del reddito regionale, ma è tuttora sviluppata nelle province di Lérida e Tarragona, con produzione di cereali, vino, frutta (soprattutto mandorle) e ortaggi. Nelle province di Gerona è diffusa l'utilizzazione della quercia da sughero. Infine la Catalogna è al primo posto nel Paese per il turismo, che si dirige in particolare verso i centri balneari della Costa Brava, il pittoresco litorale settentrionale, ma che successivamente ha visto valorizzarsi anche altri tratti costieri.

Storia

Per l'origine del nome sono state fatte varie ipotesi: Gotolania (paese dei Goti), catlans (abitanti di castelli) e, per metatesi, laketans (laketani o layetani, nome di una delle antiche tribù della regione); esso si trova comunque per la prima volta in un poema scritto in latino a Pisa sulla conquista delle Baleari, compiuta nel sec. XII dai Genovesi alleati con Raimondo Berengario IV. La Catalogna fu abitata, sul sostrato iberico, da Celti e da Etruschi (cui si dovrebbe Tarraco, o Tarragona) e colonizzata dai Fenici e, sulle coste, dai Greci (centro principale Emporion, oggi Ampurias); i Cartaginesi fondarono Barcellona e nel 218 a. C. vi sbarcarono i Romani, che fecero di Tarragona la capitale di una delle loro province ispaniche. Presa dai Visigoti (sec. V) divenne poi araba, come tutto il resto della Spagna (sec. VIII) finché i Franchi la incorporarono all'Impero carolingio e vi fondarono varie contee, chiamandola Marca Ispanica. Presto però conti indigeni sostituirono i Francesi e alla fine del sec. IX Vilfredo il Velloso riunì varie contee (Urgel, Cerdaña, Besalú e Gerona) sotto l'autorità di Barcellona, fondando la dinastia che tenne la Catalogna per cinque secoli. La supremazia di Barcellona fu rafforzata e ampliata dai successori di Vilfredo, finché Raimondo Berengario IV (sec. XII) tolse ai Mori l'intera Catalogna e, per il matrimonio con Petronilla, unica figlia di Ramiro II il Monaco, divenne anche re d'Aragona. L'unione catalano-aragonese fu da allora stabile e le navi catalane portarono gli Aragonesi all'espansione mediterranea (Baleari, Sicilia, Sardegna, Napoli, Grecia). La Catalogna, anche dopo l'unione alla Castiglia, mantenne una larga autonomia. Sotto il dominio della casa d'Asburgo i commerci della Catalogna decaddero (come la lingua e la letteratura): si spiega così come i Catalani si alleassero ripetutamente alla Francia, combattendo contro i Castigliani centralizzatori, e come nella guerra di Successione (sec. XVIII) parteggiassero per l'arciduca Carlo. Nel sec. XIX ebbe inizio una grande rinascita economica (Barcellona divenne la capitale dell'industria spagnola) e culturale e si aggravò la tensione col governo di Madrid, col rinfocolarsi del regionalismo autonomista (catalanismo) alla cui origine stava il mutamento della struttura economica regionale determinato dalla nascita dell'industria. Le nuove esigenze protezionistiche in urto con il liberoscambismo della Spagna agricola accesero le aspirazioni nazionaliste. Nel 1887 si costituì la Lliga de Catalunya e nel 1892 l'assemblea dell'Unió Cátalanista, di cui fu segretario E. Prat de la Riba, votò a Manresa 17 “basi” con cui si chiedevano: un Parlamento catalano con poteri legislativi, un esecutivo eletto dal Parlamento, l'accessibilità ai soli catalani delle cariche pubbliche regionali, il catalano come lingua ufficiale. Il movimento, che sfociò nella proclamazione della Lliga regionalista, riscosse successo alle elezioni amministrative, fino a riunire nella lista unica Solidaritat catalana del 1907 anche i repubblicani e i carlisti, in polemica con la Ley de Jurisdicciones. Nel 1914 venne concessa la costituzione della Mancomunitat de Catalunya, organismo amministrativo superprovinciale catalano, affiancato da un'Assemblea dels diputatos provincials e da un esecutivo, il Consell permanent. Le sanguinose lotte sociali del dopoguerra, dividendo i Catalani, permisero nel 1923 il colpo di Stato di Primo de Rivera, che abolì la Mancomunitat. Solo l'avvento della Repubblica Spagnola nel 1931 consentì all'opposizione catalana, guidata da Francesc Macià, di proclamare la “generalità” catalana “regione autonoma nell'ambito dello Stato spagnolo” con proprie Cortes, presidente e governo responsabile. Nel 1939 la vittoria franchista tolse ogni autonomia alla Catalogna, che aveva lottato a fianco dei repubblicani durante la guerra civile. Nel 1977 otteneva in via provvisoria l'istituzione dell'autonomia (generalitat), definitivamente sanzionata dalla nuova Costituzione spagnola (dicembre 1978) e resa legale nell'ottobre del 1979. Alla regione venivano riconosciuti un Parlamento autonomo, una lingua propria, la responsabilità locale nell'istruzione, il controllo delle imposte e della Polizia. Presieduto in un primo momento dal vecchio leader nazionalista Josep Tarradellas rientrato dall'esilio, il governo autonomo della Catalogna veniva poi guidato dal 1980 da Jordi Pujol, capo del Partito nazional-moderato Convergencia i Unió. Confermato nelle successive cinque legislature, Pujol è riuscito negli anni Ottanta e Novanta a rafforzare ulteriormente l'autonomia catalana non solo sul piano amministrativo ma anche su quello linguistico e culturale. Le elezioni del 2003 erano nuovamente vinte da Convergencia i Unió, guidata da Artur Mas che aveva sostituito Pujol. Tuttavia il nuovo governo veniva formato in base a una coalizione tra i socialisti di Pasqual Margall, che diventava il presidente della Generalitat, e gli indipendentisti di Esquerra Repubblicana de Catalunya, partito nazionalista e antimonarchico, il cui leader, Carod-Rovira, assumeva la carica di conseller en cap, che tuttavia lasciava nel 2004 a causa delle polemiche seguite a un suo incontro con alcuni dirigenti del terrorismo basco. Nel 2010 Convergencia i Unió vinceva nuovamente le elezioni regionali. Nel 2015 La coalizione indipendentista di destra "Junts Pel Si" e i radicali del Cup (Candidatura d'Unitat Popular) vincevano le elezioni regionali.

Letteratura

La Catalogna ha espresso una ricca e varia letteratura in lingua catalana. Si ebbero dapprima composizioni religiose, popolari, come la Cançó de Santa Fe, composta nel Rossiglione verso il 1054-76, un Planctus de la Verge e un Virolay de la Mare de Deu de Montserrat (inizi sec. XIII), in versi, e le Homilies de Organyà (Lérida), sermonario in prosa della fine del sec. XII. Ma ben presto gli esempi provenzali influenzarono molti trovatori catalani, fra cui sovrani “aragonesi” come Alfonso I e Giacomo II e cortigiani come Cerverí de Girona. Nel sec. XIII nacque anche la prosa colta, con la traduzione di vari testi storici (tra cui la Chronica Romanorum Gothorum) e della Legenda aurea di Jacopo da Varazze. Il primo autore veramente originale fu il maiorchino Ramón Llull (Raimondo Lullo, 1233/35-1315/16), mistico, alchimista, poeta e prosatore di grande rilievo, del quale si conservano ben 243 opere autentiche; quasi tutta perduta è invece l'opera del coevo valenzano Arnau de Vilanova, medico e filosofo insigne. Nella stessa epoca acquistò spicco la prosa storica, con le 4 fondamentali cronache del re Giacomo I il Conquistatore (Llibre dels Feyts), di Bernat Desclot, Ramón Muntaner e Pietro IV il Cerimonioso. I sec. XIV e XV furono veramente aurei per la cultura catalana, molto aperta all'Umanesimo e al Rinascimento italiani. La poesia ebbe numerosi e validi cultori: Jaume e Pere March, Andreu Febrer (primo traduttore di Dante in Spagna), Pere Torroella, Joan Roís de Corella e soprattutto Jordi de Sant Jordi (morto in Italia verso il 1424), che fu il primo a superare i modi provenzali, e il valenzano Ausiás March (1397?-1459), che seppe far rifiorire il petrarchismo in liriche originali e profonde. Nella prosa emersero scrittori religiosi come S. Vincenzo Ferrer, umanisti come Bernat Metge, autore dell'assai letto Lo somni (Il sogno), dialogo con personaggi storici e mitologici, Anselm Turmeda, la cui beffarda e ingegnosa Disputa de l'ase (Disputa dell'asino) ebbe largo successo in Europa, Antoni Canals, Miquel Pérez, la religiosa Isabel de Villena, lo scrittore politico Francesc Eximenis e il narratore valenzano Joanot Martorell, il cui Tirant lo Blanch (ca. 1460), primo romanzo originale di cavalleria scritto in Spagna, meritò l'elogio di Cervantes. Molto importante anche il romanzo anonimo Curial e Güelfa, delicata vicenda amorosa inserita in una trama di avventure “bizantina”. Nel sec. XVI l'umanesimo catalano ebbe la sua massima figura in Juan Luis Vives, amico di Erasmo da Rotterdam e di Tommaso Moro che però scrisse solo in latino. L'unificazione della Spagna e la conseguente castiglianizzazione delle province orientali portarono a una decadenza della letteratura catalana. Scrittori quali il poeta Juan Boscán e il narratore Timoneda adottarono il castigliano, mentre la poesia popolare cominciò a languire. La lingua catalana continuò a essere parlata e usata negli atti pubblici (solo nel 1715 fu ufficialmente abolita dai Borboni), sebbene scaduta a livello di dialetto. Nel sec. XVIII la guerra di Successione portò al massimo la decadenza anche politico-economica della Catalogna, ma paradossalmente finì per determinarne la rinascita, che si manifestò impetuosa nel sec. XIX. Favorita in certo modo dall'invasione napoleonica, la Renaixença catalana ricevette una spinta decisiva dal Romanticismo. Nel 1833 Bonaventura Carles Aribau pubblicò la celebre Oda a la Pàtria, inizio di una ripresa lirica che doveva diventare irresistibile, anche per merito dei medievali “giochi floreali” (gare annuali di poesia vernacolare), ripristinati nel 1859 e continuati fino al 1936. Fiorì da allora una vera pleiade di poeti, parecchi dei quali di prim'ordine: da J. Verdaguer al maiorchino M. Costa i Llobera, dal valenzano T. Llorente, amico di Mistral, a J. Alcover, da V. Balaguer ad A. Mestres all'insigne J. Maragall; e, nel Novecento, G. de Liost, J. Carner, J. S. Pons, J. Salvat-Papasseit, J. M. de Segarra, J. V. Foix, Clementina Arderiu, C. Riba e altri ancora. Dopo la dura repressione imposta dai vincitori della guerra civile, si sono imposti i poeti M. Manent, P. Quart, T. Garcés, A. Bartra, B. Rossellò-Pòrcel, M. Torres, J. Teixidor, J. Vinyoli, G. Ferrater e S. Espriu, che fra tutti è la voce più alta e più pura. Non meno interessanti i prosatori, fra i quali emersero nel sec. XIX lo zoliano N. Oller, la feconda Víctor Catalá, J. Ruyra, il pittore-scrittore S. Rusinyol, J. Puig i Ferreter e P. Bertrana; e nel sec. XX E. d'Ors, C. Soldevila,J. Pla, M. Llor, J. Oliver, L. Villalonga, Mercè Rodoreda, M. de Pedrolo, J. Perucho, J. Sarsanedas, B. Porcel, Terenci Moix, forse uno dei più originali, e numerosi altri narratori. Il teatro, in complesso, ha figure di minor spicco, a parte A. Guimerà (1845-1924), nel sec. XIX, e A. Gual nel XX, in contrasto con la vasta fioritura della saggistica e della pubblicistica specie fino alla guerra civile. Negli anni Settanta, con la fine della dittatura franchista, la cultura della Catalogna ha registrato una rigogliosa rinascita. Contemporaneamente alla ristampa in lingua catalana di moltissime opere già pubblicate in castigliano, è salita alla ribalta la cosiddetta “generazione del Sessanta”, che ha preparato il terreno a una numerosa schiera di giovani aperta a tutte le vie e a tutte le sperimentazioni. Così poeti come S. Oliva (n. 1942), V. Puig (n. 1949), J. Navarro (n. 1953), C. Torner; narratori come R. Saladrigas (n. 1940), P. Faner (n. 1949), I. Grau, O. Xirinacs (n. 1936); saggisti come J. Fuster (1922-1992) e X. Rubert de Ventòs (n. 1939) attestano l'eterogeneità e la vitalità esuberante della letteratura catalana.

Arte

Sotto i conti di Barcellona (sec. IX-XII) la Catalogna conosce un primo periodo di fioritura artistica. Caratteri nazionali catalani sono già presenti in alcune chiese mozarabiche: S. Maria di Ripoll e S. Miguel di Cuxá. A questa tradizione si rifanno nel sec. X alcuni altri edifici come S. Pedro de Roda, St.-André-de-Sorède e S. Maria di Besalú. Contemporaneamente (sec. XI-XII) si diffonde la cosiddetta “prima arte romanica” (o lombardo-catalana) in un gran numero di chiese: San Martín del Canigó; S. Vicente di Cardona; rifacimento di S. Maria di Ripoll a opera dell'abate Oliva; S. Clemente di Tahull. La scultura ha la sua grande stagione nel sec. XII, culminando nella facciata di S. Maria di Ripoll, uno dei monumenti più grandiosi della scultura romanica. Un'importantissima scuola pittorica fiorisce tra il sec. X e il sec. XIII, documentata da una ricca serie di affreschi e di dipinti su tavola. Dopo alcuni esempi arcaici (Tarrasa; S. Quirce di Pedret), nel sec. XII si delineano due tendenze, una bizantineggiante (Maestri di Tahull; di Maderuelo, di Pedret, di Bohí, di Urgel), l'altra più vicina ai modi occidentale carolingi (Maestri di Rosellón, di Osormort, di Espinelvas, di Polinyá). Questa tradizione continua anche nel sec. XIII in uno stile linearistico neobizantino (Maestro di Llusanés; Maestro di Soriguerola) che prepara il gotico. In architettura continuano le forme romaniche lombarde, a cui si mescolano elementi cistercensi e di derivazione moresca, come archi polilobati, intrecci, cupolette, ecc. (cattedrale di Lérida). In questo periodo e soprattutto nel Trecento la Catalogna sviluppa uno stile gotico locale (S. Domingo di Gerona, monastero di Pedralbes, chiese di S. Maria del Mar, S. Maria del Pino, S. Agueda, a Barcellona; cattedrali di Barcellona, di Gerona, di Palma di Maiorca, di Manresa, di Tortosa, ecc.). Nel Quattrocento si costruiscono soprattutto edifici civili a Barcellona, Palma, Tortosa, ecc. La grande scuola gotica catalana di scultura, iniziata alla fine del Duecento (Vergine del portale della cattedrale di Tarragona, di Maestro Bartolomé), ha nel Trecento il suo esponente in J. Cascals. Gli stretti rapporti con l'Italia sono documentati dalla scuola pisana nel sepolcro di S. Eulalia nella cattedrale di Barcellona. Nella prima metà del Quattrocento il maggiore scultore locale è P. Joan. In pittura, dove lo stile lineare di tradizione romanica continua fino al Trecento, si ha un primo deciso accostamento alla pittura italiana, fiorentina e senese, con gli affreschi di Ferrer Bassa a Pedralbes (1345-46) e poi di R. Destorrentes da cui dipendono, a fine secolo, i fratelli Serra, Jaime (m. 1384) e Pedro (m. ca. 1406), e il Maestro di Cardona. A rinnovare questo ambiente mediante l'introduzione del dinamismo lineare del gotico internazionale è L. Borrassá, attivo nel primo quarto del Quattrocento. Nel 1445 L. Dalmau di Valenza dipinge a Barcellona la fondamentale pala dei Concellers, ora al Museo di Barcellona, ispirandosi a Van Eyck. Il maggiore maestro catalano di questo periodo è J. Huguet (1414-1492),mentre alla fine del secolo domina la figura di B. Bermejo. Il Cinquecento e il Seicento sono per la Catalogna periodi di profonda decadenza. Soltanto nella seconda metà del Settecento, con la ripresa economica del tempo di Carlo III, e soprattutto nell'Ottocento, con il sorgere di un sentimento nazionale catalano, si ha una vivace ripresa artistica e culturale. In particolare nell'ambito dell'arte contemporanea spagnola alla Catalogna si devono, attraverso l'opera di artisti quali Gaudí, Miró, Dalí e Picasso, gli episodi più interessanti e originali di adesione alle correnti artistiche del nostro tempo.

Bibliografia

Per la geografia

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Per la storia

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Per la letteratura

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Per l'arte

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