antifonàrio

sm. [sec. XIV; dal latino ecclesiastico antiphonarium]. Il libro liturgico contenente tutti i canti dell'Ufficio Divino e suddiviso in Graduale (canti della messa) e Antifonario dell'Ufficio (salmi, inni, lezioni, omelie). La tradizione attribuisce il primo antifonario a San Gregorio Magno, che al patrimonio di canti liturgici, già esistente nel sec. IV, avrebbe aggiunto l'apporto degli altri due secoli seguenti, immettendovi anche qualcosa di proprio per adattarlo al nuovo calendario liturgico e soprattutto lasciando l'impronta del suo stile, fatto di “naturalezza e descrizione, semplicità e armonia”. Oggetto di rimaneggiamenti non sempre felici, ebbe una nuova edizione nel 1614-15 a opera del cardinale De' Medici (Antifonario Mediceo), che risultò uno “sfregio all'arte”. Pio X ne ordinò la restituzione ad fidem codicum: nel 1908 si ebbe l'edizione del Graduale e nel 1912 quella degli Uffici, che riparò allo scempio perpetrato dall'edizione medicea. L'ultima edizione, criticamente più completa, è quella curata dai monaci di Solesmes (1934). Tra i manoscritti più importanti dell'antifonario citiamo: quello del monastero di Compiègne, scomparso durante la Rivoluzione francese, ma fortunatamente pubblicato in antecedenza dai Maurini; il manoscritto 359 di San Gallo (sec. IX-X); l'Antifonario Sassone (sec. VIII), conservato nel British Museum a Londra; quello di Montecassino (Antiphonarium Vetus), patrimonio della Biblioteca Nazionale di Parigi; l'Antifonario ambrosiano (sec. XI-XII).

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