antiochèno

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agg. e sm. [dal latino Antiochēnus]. Proprio di Antiochia, abitante o nativo di Antiochia, specialmente di Antiochia in Siria.

Rito antiocheno

Antico rito in uso ad Antiochia di Siria e nelle chiese del patriarcato. Deve la sua origine al rito praticato a Gerusalemme nei primi tempi del cristianesimo; secondo la testimonianza di Sant'Ignazio era celebrato in lingua greca. Si sviluppò specialmente dal sec. IV al VI e s'incentrò nella liturgia di San Giacomo, che venne più tardi tradotta in siriaco, in armeno, in georgiano e in copto. Dopo la separazione dei monofisiti e con l'invasione araba (sec. VI-X), il rito (che incominciò a chiamarsi anche melchita) subì notevoli influenze da quello bizantino. A opera di San Romano il Melode (sec. VI) fu introdotto il contacio, che assommava il metro della poesia di S. Efrem alla retorica ritmica delle omelie. Due secoli dopo la poesia liturgica s'arricchì del canone (celebri quelli di San Giovanni Damasceno e di San Cosma gerosolimitano). Con la riconquista bizantina della Siria nel sec. X, il rito antiocheno fu completamente bizantinizzato. Oggi è osservato ancora nelle chiese dei giacobiti e dei maroniti.

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