Lessico

(ant. ariènto), sm. [sec. XIII; latino argentum]. Metallo prezioso, bianco e lucente, usato nella coniazione di monete, per fabbricare oggetti ornamentali, posaterie, vasellame, ecc., e in varie applicazioni tecniche. In araldica è uno dei due metalli dello scudo rappresentato graficamente con il colore bianco. Fig., con riferimento ai caratteri del metallo: d'argento, bianco o lucente come l'argento; raggio d'argento, quello della luna; chiome d'argento, canute; “I crini avea qual d'oro qual d'argento” (Ariosto). Per estensione: A) con riferimento alla preziosità del metallo, rispetto ad altri più o meno nobili: età d'argento, nella mitologia classica la seconda età del mondo, considerata di decadenza rispetto all'età dell'oro cui fa seguito; nozze d'argento, il 25º anniversario di matrimonio e relativa cerimonia. B) Moneta d'argento: fu pagato in argento. Anticamente, denaro: “Vinto dall'argento e da regali” (Salvini). C) Al pl.: gli argenti, l'argenteria. D) Argento vivo: nome corrente del mercurio; fig., vivacità, irrequietezza, attività continua (con riferimento alla mobilità del mercurio): aver l'argento vivo addosso.

Chimica: generalità

Elemento chimico di simbolo Ag, peso atomico 107,86 e numero atomico 47; isotopi stabili 107Ag (51,35%) e 109Ag (48,65%). È un metallo nobile conosciuto e usato sin dall'antichità. L'argento puro è un metallo piuttosto tenero, molto duttile e malleabile, tanto da poter essere ridotto in fogli trasparenti alla luce. Fonde a 960,5 ºC e ha un peso specifico di 9,33. Presenta i più alti valori di conducibilità termica ed elettrica, elevato potere riflettente, ottima resistenza alla corrosione in tutti gli ambienti: esposto all'aria contenente idrogeno solforato, anche in bassa concentrazione, l'argento imbrunisce ricoprendosi di un sottile strato di solfuro che lo preserva da ulteriori attacchi:

L'argento è presente nella crosta terrestre in piccolissima quantità. Si trova allo stato nativo, generalmente in lega con oro, rame e antimonio, nella zona di cementazione dei minerali d'argento. Cristallizza nella classe esacisottaedrica del sistema monometrico, è di colore bianco e può presentarsi in lamine, in aggregati filamentosi e in dendriti, ricoperto da una patina di solfuro. Concentrazioni economicamente utili si hanno a Copiacó (Cile), Batopilas e Guanajuato (Messico). In Italia è stato osservato nel Sarrabus (Sardegna) e a Montaneve (Trentino-Alto Adige). Per la maggior parte l'argento è però contenuto in minerali quali l'argentite, Ag2S; la clorargirite o luna cornea, AgCl; la pirargirite, Ag3SbS3, e la proustite, Ag3AsS3 (cosiddetti argenti rossi). È inoltre presente in molti minerali di altri metalli, come rame, nichel, cobalto, e specialmente nelle galene argentifere che comunemente contengono lo 0,1% d'argento.

Chimica: i processi d'estrazione

I processi seguiti oggi per l'estrazione dell'argento sono diversi; tra i più importanti quelli di cianurazione, di amalgamazione e di disargentazione del piombo argentifero. La cianurazione è un processo idrometallurgico, nel quale il minerale, dopo frantumazione, essiccamento e macinazione, viene messo a contatto con una soluzione diluita di cianuro sodico (0,5%), la quale scioglie il cloruro di argento, AgCl, il solfuro di argento Ag2S e l'argento metallico eventualmente presente, e dà luogo alla formazione del sale complesso cianuro di argento e sodio, NaAg(CN)2. L'argento viene separato dalla soluzione per riduzione con zinco, con formazione di cianuro di zinco e sodio, Na2Zn(CN)4, e argento metallico che precipita. La separazione del precipitato, costituito essenzialmente da argento e dall'eccesso di zinco ed eventualmente da altri metalli nobili, si effettua con un'operazione di filtrazione. Il residuo ottenuto successivamente viene fuso in ambiente ossidante, in modo da separare l'argento e le eventuali piccole percentuali di oro, platino e altri metalli preziosi dagli ossidi di zinco, di rame e di altri metalli ossidabili che passano nelle scorie. Il metallo grezzo così ottenuto viene ulteriormente raffinato per via elettrolitica fino a elevati gradi di purezza (99,99%). Il metodo di amalgamazione, praticamente abbandonato per le notevoli perdite di argento che comporta, consiste in un arrostimento clorurante che porta alla formazione del cloruro d'argento AgCl; questo, messo a contatto con il mercurio, dà luogo alla formazione di cloruro mercuroso Hg2Cl2 e dell'amalgama di argento, da cui il mercurio è separato per distillazione. La disargentazione del piombo argentifero utilizza il processo Parkes, basato sulla solubilità pressoché nulla dell'argento nel piombo. Aggiungendo zinco al bagno metallico fuso si forma una soluzione allo stato liquido, costituita essenzialmente da zinco e argento, meno densa del piombo e pertanto galleggiante e separabile. Da questa lega, dopo fusione in ambiente ossidante, si ottiene l'argento grezzo che viene successivamente raffinato per via elettrolitica in celle a nitrato di argento. Ad analogo trattamento vengono sottoposti i fanghi prodotti durante le raffinazioni elettrolitiche del rame e del nichel.

Chimica: leghe e usi

Per le caratteristiche chimico-fisiche e per le ottime caratteristiche tecnologiche di deformabilità, duttilità, malleabilità, saldabilità, l'argento viene applicato sia puro, sia in lega, sia in combinazione con altri elementi. I principali metalli con i quali viene legato sono il rame, che gli conferisce durezza maggiore, lo zinco e il cadmio, che riducono l'appannatura superficiale dovuta all'azione dello zolfo, l'oro, il palladio e il platino per leghe speciali. L'argento, più o meno puro, viene largamente utilizzato nell'industria chimica (apparecchiature, accessori da laboratorio, ecc.), nell'industria elettrotecnica ed elettronica (avvolgimenti che lavorano a temperature elevate, contatti elettrici), nell'industria fotografica, sotto forma di bromuro di argento sensibile alle radiazioni luminose, impiegato nelle gelatine delle pellicole fotografiche. A scopo decorativo o per particolari esigenze tecniche, altri materiali (ottoni, bronzi, argentoni, acciai) vengono rivestiti o protetti con argento per elettrodeposizione o per placcatura. Leghe di argento con rame (argento 800 con il 20% di rame; argento 925 con il 7,5% di rame) vengono ampiamente utilizzate dagli argentieri per la fabbricazione di oggetti decorativi, vasellame, posateria, ecc. Notevoli quantitativi di argento sono richiesti dalle zecche per la fabbricazione di monete e medaglie. Inoltre diverse leghe di oro utilizzate dagli orafi contengono percentuali variabili di argento allo scopo di conferire particolari colorazioni e caratteristiche di lavorabilità. Molte leghe dell'argento con rame, contenenti altresì aggiunte di zinco, cadmio e stagno, sono impiegate come materiale d'apporto per saldature e brasature.

Chimica: i composti dell'argento

L'argento presenta un comportamento tipicamente metallico; nei suoi composti si comporta come elemento monovalente e solo in pochi, meno stabili, come bivalente o trivalente. Tra i composti dell'argento monovalente, l'ossido Ag2O precipita sotto forma di solido di colore bruno nerastro aggiungendo alla soluzione di un sale di argento un idrossido alcalino: l'idrossido AgOH che si forma è infatti instabile e si decompone immediatamente in ossido d'argento e acqua. Per riscaldamento verso i 200 ºC l'ossido si decompone negli elementi; praticamente insolubile in acqua, è invece facilmente solubile, come del resto la maggior parte dei composti dell'argento, nelle soluzioni acquose di ammoniaca, con le quali forma il catione complesso

I sali dell'argento monovalente sono incolori, a meno che non derivino da un anione di per sé colorato; quello più comune è il nitrato, AgNO3, facilmente solubile in acqua e che si ottiene disciogliendo il metallo in acido nitrico. Fuso in bacchette, costituisce la “pietra infernale” usata in medicina per causticazioni. Il solfato di argento, Ag2SO4, è invece poco solubile. Eccetto il fluoruro, AgF, alquanto solubile in acqua, gli alogenuri di argento sono praticamente insolubili e la loro solubilità diminuisce con il crescere del peso atomico dell'alogeno; si ottengono da una soluzione di nitrato di argento per aggiunta di una soluzione del corrispondente acido alogenidrico o di un suo sale. Il cloruro, AgCl, il bromuro, AgBr, e lo ioduro di argento, AgI, sono molto sensibili all'azione della luce, che li decompone rapidamente liberando argento metallico; su questa proprietà degli alogenuri di argento si fonda il processo della fotografia. Il solfuro, Ag2S, è un solido nero insolubile in acqua ma che viene attaccato dall'acido nitrico concentrato; lo si ottiene per azione dell'acido solfidrico sui sali di argento. I composti dell'argento bivalente, come l'ossido AgO e il fluoruro AgF2, presentano interesse puramente scientifico, come pure i pochissimi composti dell'argento trivalente finora noti, generalmente instabili e che tendono a trasformarsi in composti dell'argento monovalente.

Metallurgia

"Per la produzione dell'argento vedi tabella e planisfero al lemma del 2° volume." Per ca. 3/4 della produzione mondiale "Per la produzione dell'argento vedi la cartina e la tabella a pg. 404 del 2° volume." , che nel 1997 è stata di 17.025 t, l'argento viene ottenuto come sottoprodotto della metallurgia del piombo, del rame e dello zinco. Il contenuto in argento dei minerali di piombo (galene argentifere) e zinco influisce perciò sull'economicità di coltivazione delle miniere; a sua volta la produzione di argento dipende in parte dalla situazione di mercato dei metalli cui è associato. La produzione mondiale si è mantenuta sufficientemente stabile negli ultimi anni del sec. XX. La maggior parte della produzione di argento è ottenuta dai Paesi americani (Messico, Stati Uniti, Perú, Cile, Canada), il rimanente soprattutto da Australia, Russia, Corea del Sud, Indonesia, Repubblica Sudafricana; in Europa i maggiori produttori sono Polonia e Svezia. Su scala mondiale una fonte di approvvigionamento è costituita dalle giacenze speculative e d'investimento; l'immissione di monete d'argento sul mercato costituisce un'altra fonte di notevole importanza. Il mercato di questo metallo presenta molti aspetti particolari dato che l'argento, impiegato principalmente nell'industria, è anche un bene che determina una considerevole domanda speculativa e per investimenti. Gli Stati Uniti, che dominano il mercato mondiale, attuano una vera e propria politica per l'argento che prevede la vendita di due milioni di once di argento alla settimana a privati, mentre sono vietate l'esportazione dei dollari d'argento e la rifusione delle monete. L'impiego di argento per la coniazione di monete è andato via via diminuendo e ciò, oltre a causare un minor consumo, ha fatto sì che le vecchie monete costituiscano una futura risorsa. L'argento viene usato per oltre il 70% nell'industria (30% per i prodotti fotografici, 23% per apparecchiature elettriche ed elettroniche, 20% nell'argenteria e nella gioielleria); tuttavia sono numerosi i settori che hanno messo a punto innovazioni del ciclo produttivo tali da ridurre l'impiego di argento per unità di prodotto. I principali consumatori nel mondo sono gli Stati Uniti, la Germania, il Giappone, l'Italia, la Gran Bretagna. Nell'ultimo decennio del sec. XX i consumi mondiali di argento hanno superato la produzione, pertanto si è cercato di attenuare lo squilibrio fra domanda e offerta con la demonetizzazione e la riattivazione di vecchi giacimenti, la cui coltivazione è divenuta conveniente per il rialzo dei prezzi del metallo sui maggiori mercati mondiali. La ripresa della produzione e un certo calo dell'inflazione hanno determinato, di conseguenza, una tendenza al ribasso. § In Italia la produzione di argento è passata dalle 25 t nel 1938 alle 32 nel 1956, raggiungendo le 158 nel 1998. Anche in Italia si fanno investimenti per migliorare il rendimento delle miniere.

Arte

La produzione di oggetti in argento ha un ambito molto vasto sia per la reperibilità in molte zone dei metalli argentiferi sia per la caratteristica di metallo nobile e per l'antichissimo legame con la sfera magica e simbolica. L'argento è destinato dall'inizio al consumo in particolari ambienti, quali quelli di corte ed ecclesiastici (anche a causa dell'alto costo della lavorazione, che poneva precisi limiti al mercato), il che spiega la straordinaria raffinatezza tecnica e la notevole qualità artistica dei prodotti, creati da artefici altamente specializzati e spesso particolarmente protetti da sovrani e committenti d'alto rango. Il grande valore finanziario dei prodotti d'oreficeria porta facilmente al fenomeno della “tesaurizzazione”, con la creazione di tesori, un'abitudine che, instauratasi in epoca antica e classica, continua in periodo ellenistico, tardo-antico (i famosi tesori di Hildesheim, Bosco Marengo, ecc., di età imperiale romana), paleocristiano e medievale, in ambito tanto aulico quanto ecclesiastico o anche privato. La natura particolare del mercato spiega anche il conservatorismo stilistico e tecnico che caratterizza gli oggetti in argento e d'oreficeria in generale. § L'uso di oggetti d'argento fu assai diffuso nel mondo greco-romano fin dall'età cretese-micenea, godette particolare favore durante l'ellenismo ed è testimoniato ampiamente presso gli Etruschi e i Romani (tra gli esempi più significativi, l'argenteria della casa del Menandro di Pompei, il vasellame della villa di Boscoreale, ecc.). La vastissima tipologia degli argenti di età classica e tardoantica si arricchisce con il cristianesimo, che apre un ulteriore mercato alla produzione, favorito anche dalla consuetudine, sempre più frequente, da parte di sovrani e di potenti di donare oggetti preziosi a chiese e monasteri (teche e reliquiari diffusissimi dal periodo ottoniano al Barocco; splendide rilegature per codici per lo più d'argento dorato con smalti, gemme e avori, come la coperta dell'Evangeliario di Ariberto da Intimiano). Nel panorama europeo, in tutto l'arco dal paleocristiano al Medioevo e oltre, spicca per l'estrema raffinatezza tecnica e la qualità artistica la produzione di Bisanzio, di cui ci sono pervenuti splendidi esempi. Nel corso del tardo Medioevo, e poi nel Rinascimento, mutarono i centri di produzione: alle scuole monastiche si sostituirono definitivamente le botteghe artigianali e questo significò nuovi apporti tecnici, una maggiore libertà espressiva (ferme restando sempre quelle tendenze conservatrici che in ogni epoca distinguono l'arte d'élite) e un ampliamento della committenza che proviene ora anche dalle sfere borghesi in ascesa. Tuttavia i massimi centri produttivi e di mercato furono sempre connessi con i centri di potere (basti pensare alle scuole sviluppatesi sotto l'egida dei duchi di Borgogna, dei Valois, del papato, dei re d'Aragona, ecc.) che, attirando artisti da ogni parte, favorivano una continua osmosi di stili e di tecniche. Da tempo però l'autorità pubblica aveva deciso di intervenire in vario modo per far rispettare le quantità di metallo pregiato nelle leghe; per questo si cominciò a imporre il marchio a garanzia della lega, che in seguito divenne “marchio di fabbrica” e infine (soprattutto dal Settecento in poi) “marchio di qualità”, di vario tipo secondo la qualità eccellente, media o mediocre del prodotto. Da osservare però che il Rinascimento e il Barocco, se da un lato costituirono una fase di crescita dell'oreficeria, segnarono anche una stasi nella lavorazione artistica dell'argento, perché le esigenze di lusso e di sfarzo determinarono un uso sempre più frequente dell'oro. Il Settecento, invece, segnò il grande ritorno dell'argento, determinato anche da alcune scoperte tecniche che avevano reso possibile la produzione di oggetti apparentemente d'argento massiccio, in realtà però solo con una patina di tale metallo (Sheffield plate).La lavorazione dell'argento continuò e fiorì nel sec. XVIII e anche in quello successivo, soprattutto in Inghilterra (a Londra la casa Bridge & Rundell) e in Francia (con tutta una serie di case e di artisti di corte, come la casa Christofle e R.-J. Auguste). Un cenno a parte merita la produzione in filigrana che nell'Europa meridionale e soprattutto in Italia ha raggiunto un livello artistico di grande rilievo.

Economia

L'uso dell'argento quale prevalente mezzo di scambio, sotto forma di barre e anelli di un determinato peso, si fa risalire ai regni assiro e babilonese. Esso però cominciò ad assumere qualità di base monetaria solo nella civiltà greca, dove si coniarono monete d'argento a partire dal sec. VII a. C., e continuò a essere adottato come tale anche presso i Romani nel periodo repubblicano, mentre durante l'impero decadde a moneta sussidiaria. Il monometallismo argenteo, ripristinato con la riforma di Carlo Magno, dominò di nuovo per tutto il Medioevo, benché gradualmente l'oro fosse entrato nell'uso per i pagamenti di maggiore entità e internazionali. Nell'età moderna si ebbe in pratica un sistema bimetallico, spesso senza che oro e argento fossero legati da un rapporto fisso, prevalendo l'uno o l'altro metallo secondo la produzione, cioè la scoperta e lo sfruttamento di nuove miniere soprattutto nelle Americhe. Nella prima metà del sec. XIX, e anche oltre, l'argento ebbe decisamente il predominio: solo la Gran Bretagna adottò infatti il monometallismo aureo, mentre quello argenteo vigeva per esempio in Russia, India, Cina, Olanda, Germania e il bimetallismo per esempio in Italia, Francia, Belgio, Svizzera, Stati Uniti, Grecia. Negli ultimi decenni dell'Ottocento cominciò però a prevalere dovunque il sistema aureo e l'uso dell'argento rimase limitato alla coniazione di monete divisionarie.

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