arpóne

(impr. arpióne), sm. [sec. XVII; dal francese harpon, da harper, impugnare, prob. di origine germanica]. Arma da getto costituita da un manico per il lancio alla cui estremità reca una punta fissa o mobile munita spesso di alette laterali taglienti o appuntite. I primi arponi sono noti in Europa durante il Magdaleniano superiore e nell'Aziliano cantabrico dove è caratteristico un particolare tipo di arpone a base forata. Nel Neolitico è presente l'arpone formato da un'asta centrale su cui sono innestate punte di selce, note anche come punte a tagliente trasversale. Nei tempi successivi la punta viene foggiata di norma in metallo, bronzo o ferro. Di ottima fattura sono gli arponi risalenti alla cultura eschimese del vecchio mare di Bering (ca. 2000 a. C.), in avorio intagliato, ornati di incisioni. § L'arpone è ancora usato dai popoli dediti in prevalenza alla pesca. Se ne conoscono più tipi tutti riconducibili a due forme: arpone con punta fissa, nel quale la punta è legata o incastrata all'asta, diffuso tra Australiani, Fuegini (oggi praticamente estinti), Africani, Asiatici, Californiani; arponi composti o a punta mobile, usato dagli Eschimesi e, in genere, dai popoli artici. Questo tipo è formato da un'asta, da un raccordo e da una punta: si distinguono arponi maschi, nei quali la punta viene incastrata nel raccordo e questo fissato sull'asta, e arponi femmine, nei quali, sempre tramite il raccordo, l'asta viene incastrata nella punta. Alla punta è legata la corda per cui, anche in caso di rottura dell'asta, la preda arpionata non viene persa.

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