Lessico

sm. [sec. XX; da atterrare, sul modello del francese atterrissage].

1) Presa di contatto di un aeromobile più pesante dell'aria su una superficie fissa; la manovra stessa: pista di atterraggio, zona dell'aeroporto opportunamente predisposta per consentire agli aerei di atterrare; atterraggio di fortuna, che un aereo è costretto a effettuare in un luogo qualsiasi a causa di un incidente o di avarie.

2) In marina, l'insieme delle manovre con cui una nave giunge all'approdo; punto d'atterraggio, punto costiero facilmente riconoscibile che serve da riferimento ai marinai per determinare la posizione della nave.

3) Nel salto con gli sci, fase conclusiva del salto, la cui esecuzione è elemento di valutazione per il punteggio da assegnare alla prova. Anche la presa di contatto col suolo, dopo un qualsiasi salto.

Aeronautica: differenti tipi di atterraggio

L'atterraggio può essere a vista, guidato, strumentale e automatico. L'atterraggio a vista viene effettuato dal pilota senza alcun aiuto esterno; l'atterraggio guidato viene effettuato con l'assistenza di particolari apparati ottici che indicano al pilota l'esatto angolo di planata e se l'aeroplano è in asse con la pista sulla quale si sta dirigendo. L'atterraggio strumentale si effettua in condizioni di scarsa o nulla visibilità con l'aiuto di sistemi radioelettrici, come l'ILS (Instrumental Landing System) e il GCA (Ground Controlled Approach), ed eventualmente con l'assistenza del personale specializzato dislocato a terra; tali aiuti portano il pilota a giungere direttamente in vista dell'inizio della pista di atterraggio segnalata da apposita illuminazione e a eseguire poi a vista la presa di contatto col terreno "Gli esempi di atterraggio sono schematizzati a pag. 104 del 3° volume." . "Per i sistemi di atterraggio vedi schemi al lemma del 3° volume." L'atterraggio automatico è stato sperimentato con successo e i relativi apparati sono già stati predisposti su alcuni velivoli di compagnie aeree; avviene senza alcuna manovra da parte del pilota e praticamente può essere effettuato anche in condizioni di visibilità completamente mancanti, cioè senza la visione della pista da parte del pilota anche nella fase finale dell'atterraggio.

Aeronautica: fasi dell'atterraggio

L'atterraggio è una delle fasi più critiche del volo di un aeromobile dato che questo si trova al limite della sua possibilità di sostentamento. Esso è preceduto dall'eventuale fase di attesa, se il traffico è intenso, e dalla fase di “avvicinamento” nel corso della quale il pilota porta l'aeromobile nelle immediate vicinanze dell'aeroporto di destinazione. Dopo di che si deve effettuare il “circuito di atterraggio”, previa autorizzazione della torre di controllo, cioè seguire una ben precisa e predeterminata traiettoria che porta l'aereo in posizione tale da avere davanti la pista di atterraggio. Durante queste due fasi dell'atterraggio si riduce la spinta (o potenza) del motore, si estraggono (se esistenti) gli ipersostentatori, che permettono di ridurre la velocità di sostentazione del mezzo, e il carrello (se retrattile), ruotando contemporaneamente gli ipersostentatori fino alla loro massima angolazione; quindi si inizia la planata che porterà il velivolo a toccare terra all'inizio della pista. In quest'ultima fase si debbono controllare con particolare precisione traiettoria, assetto e velocità dell'aereo in modo da garantire la presa di contatto col terreno esattamente nel punto voluto e con la minima velocità (sia orizzontale sia verticale) possibile. La “richiamata” finale, che il pilota esegue tirando a sé la barra (o il volantino) quando l'aereo sta per toccare terra e che determina un incremento sia della portanza sia della resistenza del velivolo, ha lo scopo appunto di ridurre le due citate componenti della velocità. La corsa a terra (rullaggio) che segue la presa di contatto col terreno serve a dissipare l'energia cinetica dell'aereo mediante il lavoro di frenatura eseguito dalla resistenza aerodinamica e da quella d'attrito (incrementata attraverso l'uso dei freni alle ruote), oltre che dall'eventuale trazione in senso inverso di eliche o reattori e dall'impiego di paracaduti-freno o di appositi aerofreni-diruttori. È da rilevarsi che l'atterraggio di aerei moderni, caratterizzati da pesi e da carichi alari rilevanti, richiede di norma piste di considerevole lunghezza e di adeguata consistenza, dato che l'energia cinetica con cui gli aerei prendono contatto col terreno è proporzionale sia al peso, sia al carico di questi. Tale considerazione giustifica i notevoli studi dedicati alle tecniche di ipersostentazione, poiché, a parità di tutte le altre caratteristiche, l'energia cinetica sopra citata risulta anche inversamente proporzionale al massimo coefficiente di portanza del velivolo nella configurazione di atterraggio. Per i particolari accorgimenti tecnici necessari per consentire la presa di contatto fra un aereo e il ponte di una portaerei, vedi appontaggio.

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