bàmbola

Indice

Lessico

sf. [sec. XVI; dim. di bambo].

1) Figuretta antropomorfa, generalmente femminile, usata nel gioco infantile, come stimolo a un'attività ludica connessa con la sfera fantastica e imitativa del bambino. Per estensione, il manichino di cartone o di legno usato dai sarti.

2) Fig., donna che ha un volto dai lineamenti assai regolari ma inespressivi o dalla vistosa bellezza; si usa anche come vezzeggiativo; far la bambola, bamboleggiare. Nello stesso senso il dim. bambolina.

3) Tampone rotondo di tela con un corto manico, usato dai legatori per spalmare d'olio i cuoi, sui quali deve aderire la porporina o la polvere d'oro.

4) Bizzarra concrezione calcarea che si rinviene nei depositi di loess. Le bambole sono dovute alla rideposizione di carbonato di calcio a opera delle acque di percolazione, in corrispondenza dei numerosissimi fori e minuscole cavità che caratterizzano le coltri loessiche.

5) Gioco d'azzardo da eseguirsi con un mazzo di carte, tra un numero illimitato di giocatori, uno dei quali funge da banchiere. Questi scopre e allinea sul tavolo un numero variabile (ma precedentemente concordato) di carte, dopo che i giocatori avranno stabilito le poste e puntato su una delle seguenti combinazioni fisse: la serie (due carte consecutive dello stesso seme) e l'alternata (due carte consecutive di seme differente). Vincono i giocatori che avranno puntato sulla combinazione dominante nel gruppo di carte scoperte.

6) Ant.: bambola di specchio, vetro dello specchio.

7) Nel gergo sportivo, stato di intontimento di un atleta (specialmente ciclista) conseguente all'eccessiva fatica: ha preso una bambola.

Storia

L'origine della bambola è antichissima (ne testimoniano gli esemplari rinvenuti nelle tombe greche, romane , paleocristiane) e connessa con pratiche magiche e rituali di cui rimane traccia in alcuni testi greci e latini dell'età classica e, attualmente, nelle usanze di alcuni popoli orientali, in particolare i Giapponesi (Hina-matsuri, festa della bambola), africani e dei Pellirosse nordamericani (bambola degli Hopi). Dal punto di vista tecnico e formale la bambola segue attraverso il tempo l'evoluzione dell'arte e del costume: dagli esemplari di forma geometrizzante (Egitto), da quelli in terracotta, legno, avorio, con giunture mobili (Grecia e Roma), fino alle splendide bambole rinascimentali e barocche, validi documenti della storia della moda, la produzione è sempre legata al grado di raffinatezza dell'artigianato. Fino al Settecento la bambola (generalmente in legno e cera) resta un oggetto di lusso ed è opera di un plasticatore o modellatore; viene poi dipinta, vestita, dotata di un corredo e il suo commercio è affidato alla sporadica iniziativa dei mercanti di curiosità. Contemporaneamente si sviluppano le industrie tedesche di Norimberga, della Sassonia e del Tirolo, che ne esportano nell'Europa intera. In una progressiva ricerca di verosimiglianza e di illusione di vita, attraverso il perfezionamento tecnico e l'adozione di nuovi materiali (cartapesta, guttaperca, celluloide, caucciù) si giunge, nei primi anni dell'Ottocento, alla bambola parlante francese (brevetto Maëlzel, 1824), alla bambola che muove gli occhi e cammina, fino agli attuali esemplari automatizzati e dal tipo fisico fortemente individuato (bambola-adulta, bambola-bebè), che tendono più che mai ad adeguarsi a uno standard di moda.

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