bènda

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sf. [sec. XIII; germanico binda, fascia, legame].

1) Striscia di stoffa che si avvolge intorno al capo per tenere uniti i capelli o per ornamento, o in senso di dignità o di onore: le sacre bende, quelle dei sacerdoti pagani o delle suore; le auree bende, l'insegna della regalità. Nell'antica Grecia la portavano sia gli uomini sia le donne: era di lana bianca o colorata. Come simbolo di consacrazione agli dei fu adottata dai sacerdoti, che ne cingevano la propria testa, gli altari, le statue degli dei, le vittime dei sacrifici, i vincitori dei giochi, le stele funerarie. Quest'uso continuò nell'antica Roma, dove le bende vennero impiegate anche nelle cerimonie nuziali e la vitta crinalis era segno di castità, riservato alle donne nate libere. Nel Medioevo bende bianche ricoprenti la fronte e le guance distinguevano le donne sposate e le vedove: “Femmina è nata, e non porta ancor benda” (Dante); bende vedovili, i veli neri delle vedove; benda funeraria, con cui anticamente si avvolgevano i cadaveri prima della sepoltura.

2) Striscia di tela per coprire gli occhi, per esempio ai condannati a morte; fig.: avere le bende agli occhi, non riuscire a rendersi conto della realtà; mi cade la benda dagli occhi, capisco quel che prima non riuscivo a intendere. Anche lista di stoffa in genere.

3) Striscia di garza o tela, di varie dimensioni, usata nelle medicazioni, anche per sostenere un arto infortunato: “Una benda di seta gli teneva al collo il braccio sinistro” (Verga). Bende gessate, quelle costituite da garza amidata e cosparse di polvere di gesso che, immerse in acqua tiepida, vengono adoperate per le ingessature.

4) Fascia per avvolgere le mani e i polsi dei pugili sotto i guantoni.

5) Nell'attrezzatura navale, benda di terzarolo, rinforzo cucito sulle vele, costituito da una striscia di tela nella quale si fanno gli occhielli per le guide o per i matafioni di terzarolo.

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