bécco¹

Indice

Lessico

Sm. (pl. -chi) [sec. XIII; latino bēccus].

1) Guaina cornea (detta anche ranfoteca) che ricopre le mascelle degli Uccelli, dei Cheloni e dei Monotremi. Fig.: fare il becco all'oca, portare a compimento un affare. Talvolta scherzosamente per indicare la bocca dell'uomo, in particolare loc. familiare: chiudere il becco, smettere di parlare; tenere il becco chiuso, tacere; mettere il becco in un discorso, interloquire; ficcare il becco in una questione, intervenire, immischiarsi; bagnarsi il becco, bere; restare a becco asciutto, escluso dai vantaggi di un affare.

2) Per similitudine, qualsiasi oggetto appuntito, allungato o arcuato che richiami la sagoma dell'organo animale: il becco della picozza, dell'imbuto; becco di un vaso, della caffettiera, ecc., lo stesso che beccuccio; a becco d'anatra, loc. usata per definire delle calzature con punta molto larga, in voga in Italia nella seconda metà del sec. XV. Fig. scherzosamente, per indicare quantità minima: non avere il becco d'un quattrino.

3) Imboccatura del flauto diritto, detto anche a becco, e del clarinetto. I due becchi sono diversi: quello del clarinetto contiene un'ancia, quello del flauto serve soltanto a dare una precisa direzione all'aria attraverso una stretta fessura.

4) In chimica, piccolo bruciatore per combustibili gassosi nel quale si può realizzare, regolando la quantità del comburente (aria), una fiamma molto calda e incolore o una fiamma molto luminosa. I tipi più noti sono il becco Bunsen e il becco Auer.

5) In botanica, prolungamento rigido e acuminato di alcuni organi vegetali. Caratteristico è il becco di molti acheni, come quelli di Scandix,Lactuca,Tragopogon. Si dice becco nocellare lo sviluppo, nella zona apicale dell'ovulo di alcune Angiosperme, della nocella, che si insinua nel micropilo e può giungere anche alla base dello stilo, come nelle Poligonacee, Salicacee, Euforbiacee.

6) In medicina, termine usato per designare formazioni anatomiche normali o patologiche: becco del corpo calloso, parte estrema antero-inferiore del corpo calloso; becco dello sfenoide, prominenza mediana dell'osso omonimo; becco di pappagallo, sporgenza ossea di natura patologica che si può evidenziare nelle vertebre in caso di spondiloartrosi; becco di flauto, si dice di frattura, in genere di ossa lunghe, in cui la rima decorre obliquamente rispetto all'asse del segmento scheletrico.

7) In architettura, becco di civetta, modanatura il cui profilo risulta dall'intersecazione di una curva convessa con una concava; è presente molto spesso nell'architettura greca arcaica e in quella etrusca.

8) In aeronautica, sinonimo di bordo d'attacco.

Zoologia

La forma e la robustezza del becco degli uccelli variano in rapporto non solo alla natura degli alimenti ma anche alle modalità di assunzione dei medesimi. Specie filogeneticamente imparentate ma a ecologia alimentare diversa possono mostrare becchi assai diversi e, per contro, uccelli non imparentati possono averli simili. La varietà di forma dei becchi degli uccelli è straordinaria ed è possibile descriverne solo alcuni dei tipi più comuni. Per esempio, i rapaci diurni hanno becchi adunchi con margini affilati adatti a uccidere le prede e a strappare la carne; i rapaci notturni, che talvolta ingeriscono le prede intere, li hanno molto larghi alla base; le averle, che pure predano piccoli vertebrati, hanno becchi assai più dritti di quelli dei rapaci e con la sola estremità superiore leggermente ricurva in basso, e quelli dei mangiatori di pesci sono appiattiti lateralmente, talvolta uncinati all'apice e coi margini affilati, tali da trattenere meglio le prede viscide; i picchi, che si nutrono di larve di insetti che scavano il legno, possiedono becchi appuntiti e robusti atti a perforare le cortecce; i Caprimulgidi e gli Apodidi, che si nutrono in volo di insetti morbidi, hanno becchi corti e fragili ma molto larghi, dotati alla base di vibrisse sensitive, e i piccoli uccelli insettivori li hanno sottili adatti a essere introdotti nelle crepe degli alberi o del terreno; gli uccelli granivori hanno becchi corti e robusti, forniti internamente di creste che facilitano lo schiacciamento dei semi; il becco del crociere ha le estremità affiancate per poter agevolmente allargare le brattee delle pigne delle Conifere ed estrarre i pinoli e quelli dei fenicotteri e delle anatre presentano sui margini serie di dentelli trasversali, una sorta di filtro che permette l'estrazione dall'acqua di cibo minuto. Sottili, molto lunghi e ricurvi, e specializzati a penetrare nei fiori, sono i becchi delle specie che si nutrono di nettare, come i colibrì e i Melifagidi, nei quali sono associati a una lingua tubulare altrettanto specializzata.

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