bastardo

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agg. e sm. [sec. XIII; dal francese ant. bastard, figlio di un principe e di una concubina].

1) Nato da genitori non legittimamente coniugati: figlio bastardo o bastardo, figlio illegittimo, spesso con implicazione spregiativa: “Tu prole mia? No, no... empio bastardo!” (Marino). Fig., spurio, falso, corrotto, non autentico: lingua bastarda; epoca bastarda; “Terra di frontiera, terra bastarda” (Baldini).

2) Prodotto d'incrocio tra due razze diverse, detto anche di animali e piante: un cane bastardo.

3) Per estensione, irregolare, eterogeneo, che si discosta per forma o grandezza dalla norma: letto bastardo, a una piazza e mezza; lima bastarda, lima con dentatura piuttosto rada, adatta a lavori di aggiustaggio. Nella tecnica tipografica, ogni carattere non appartenente a una serie classica.

4) Antica bocca da fuoco a tiro curvo, intermedia tra il mortaio e la bombarda. Il termine “bastarda” indicava invece un tipo di colubrina corta, con l'anima lunga 24 calibri, anziché 32 come le colubrine normali.

5) In marina, vela bastarda, la più grande vela latina delle galee, anche, generalmente al pl., le vele volanti situate al di sopra delle altre di straglio e di gabbia. Come sm., lo spezzone di cavo che, con i bertocci, forma la trozza.

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