Descrizione generale

sm. e sf. [sec. XIX; bato-+ -lite]. Corpo intrusivo a giacitura prevalentemente discordante rispetto a quella delle rocce di contatto, con superficie di affioramento superiore ai 100 km², di dimensioni crescenti verso il basso fino a profondità tali che non è possibile accertare se abbia un letto o se invece si congiunga direttamente al sial. Le masse intrusive con caratteri analoghi ma sviluppate su aree inferiori si denominano ammassi. I batoliti hanno composizione prevalentemente acida, granitica o granodioritica o monzonitico-quarzifera; sono di norma posti in aree di corrugamento e si presentano allungati in direzione degli assi delle catene montuose o delle unità tettoniche in cui si inseriscono. Il batolite di maggiori dimensioni noto è di natura granodioritica e si estende dall'Alaska alla Columbia Britannica per una lunghezza di 2000 km e una larghezza massima di 200 km; altri enormi batoliti affiorano nelle Ande. I batoliti sono presenti anche nelle Alpi con i massicci granitici del Monte Bianco, dell'Aar-Gottardo, del Pelvoux, dell'Argentera, con la massa dioritico-quarzifera di Traversella presso Ivrea, con quella sienitica della Balma presso Biella, ecc. Nelle catene a pieghe i batoliti sono localizzati nella zona detta di radice dove le formazioni sono state più intensamente raddrizzate, mentre non si trovano nelle zone di ricoprimento tettonico, dove la distribuzione suborizzontale delle unità traslate risulta sfavorevole all'affioramento delle masse intrusive. In base alla genesi si dicono batoliti semplici quelli formati da una sola fase intrusiva, batoliti multipli quelli formati da più intrusioni dello stesso magma e infine batoliti composti quelli formati da più intrusioni di magmi diversi. La presenza di un batolite non direttamente affiorante può essere riconosciuta dai fenomeni di metamorfismo indotti nelle rocce incassanti, le cosiddette aureole metamorfiche, oppure dall'affioramento, dovuto all'erosione, di propaggini del batolite incuneatesi nelle rocce del tetto, dette, se cupoliformi, cupole satelliti, altrimenti masse satelliti. Nella massa del batolite si possono trovare immerse porzioni di rocce incassanti, dette pendenti; se invece questi lembi sono completamente isolati nella massa intrusiva, essi vengono detti xenoliti o inclusi enallogeni. I batoliti sono legati ai fenomeni orogenetici di cui rappresentano le fasi tardive.

Lo studio delle origini

Per spiegare la genesi dei batoliti sono state proposte varie ipotesi: la prima, formulata da E. Suess, che è stato anche il coniatore del termine, interpreta i batoliti come grandi iniezioni magmatiche entro cavità preesistenti o createsi all'atto dell'intrusione. Lo stesso autore successivamente, resosi conto dell'impossibilità di ammettere l'esistenza di cavità di simili dimensioni e osservato che le masse intrusive attraversano le rocce preesistenti senza causare in esse notevoli disturbi della giacitura, propose la teoria secondo la quale i batoliti si sarebbero formati per sostituzione graduale delle rocce preesistenti attraverso fusione e digestione da parte di un magma granitico. Questa ipotesi non spiega però la notevole uniformità di composizione chimica dei batoliti che si sarebbero formati per fusione di rocce petrograficamente eterogenee. R. A. Daly elaborò quindi una teoria detta della sostituzione convettiva (overhead stopping), secondo la quale il magma, ancor fluido, nella sua ascesa penetra attraverso fratture nelle pareti e nel tetto delle rocce preesistenti, inglobando quindi blocchi anche notevoli di tali rocce, gli xenoliti; questi, se di peso specifico superiore, tenderebbero a scendere in seno alla massa magmatica dove verrebbero in parte fusi e assimilati, favorendo movimenti convettivi nel magma che verrebbe quindi a sostituirsi progressivamente alle rocce preesistenti. Anche questa ipotesi contrasta con la riscontrata omogeneità di composizione petrografica dei batoliti. Altri autori hanno sostenuto che le rocce che formano i batoliti siano derivate da magmi acidi, in seguito a processi di differenziazione da un magma capostipite di natura basica. Attualmente si propende a ritenere che i magmi da cui si originano i batoliti abbiano un'origine secondaria, ossia derivino dalla rifusione, per processi di ultrametamorfismo e di migmatizzazione, di rocce sialicheti parte degli zoccoli continentali. I prodotti di questa fusione, normalmente di composizione granitica o granodioritica, detti migmi e magmi anatettici, sarebbero poi responsabili della formazione dei batoliti.

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