céro

sm. [sec. XIII; latino cerĕus, candela di cera]. Grossa candela di cera, usata specialmente in chiesa e durante le processioni religiose; impalato come un cero, si dice di chi sta immobile, rigido. § Cero pasquale, grande candela solennemente benedetta la vigilia di Pasqua, collocata accanto all'altare maggiore dalla parte del Vangelo e accesa durante le messe e i vespri solenni del tempo pasquale. È spento dopo il Vangelo della messa solenne dell'ascensione. L'origine risale all'uso di illuminare in modo solenne le chiese nella vigilia pasquale. Entrò nella liturgia come simbolo di Cristo risorto e immagine del battesimo. Sul cero pasquale vengono fissati cinque grani d'incenso significanti le piaghe di Cristo. § Corsa dei ceri, competizione simbolica che si svolge annualmente a Gubbio il 15 maggio in onore del patrono S. Ubaldo, alla quale partecipano tre compagnie di “ceraioli” (in rappresentanza dei muratori, dei contadini e dei commercianti) recanti ognuna una gigantesca macchina lignea a forma di cero sormontata da una statua (S. Ubaldo, S. Antonio abate e S. Giorgio).

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