calmière

sm. [sec. XIX; etim. incerta]. Massimo prezzo di vendita, sul mercato, di determinati beni solitamente di prima necessità, imposto dalle autorità pubbliche. Nell'antichità il più famoso esempio di calmiere si ebbe sotto Diocleziano, che nel 301 d. C. promulgò l'edictum de pretiis volto a fissare un prezzo massimo per tutte le merci. Nel Medioevo e nell'età moderna il sistema dell'imposizione di prezzi massimi per le derrate alimentari conobbe larga diffusione, come è ampiamente documentato dalla letteratura sull'epoca (per esempio dal Manzoni ne I promessi sposi). Ampia risonanza ha infine avuto il calmiere (maximum) imposto in Francia durante la rivoluzione (1793). Negli ultimi due secoli la pratica del calmiere è stata in gran parte abbandonata e ripristinata su larga scala solo in occasione di guerre o situazioni anormali. Fissato appunto per combattere l'eccessivo rincaro delle merci, il calmiere ha tuttavia spesso effetti dannosi anziché benefici in quanto può provocare in molti casi distorsioni nel funzionamento del mercato, come la dilatazione della domanda e la restrizione dell'offerta; può incoraggiare le frodi commerciali; può determinare il sorgere di un mercato clandestino. Il calmiere è detto anche meta.

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