camòrra

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sf. [sec. XVIII; voce napoletana di etimologia incerta, ma che potrebbe essere stata ereditata da capo della morra, gioco popolarissimo nella città partenopea].

1) Organizzazione di uomini provenienti in genere dai ceti popolari, sorta già nel periodo borbonico e dedita particolarmente ad attività illegali.

2) Per estensione, associazione di persone disoneste per procurarsi favori o guadagni illeciti; fare camorra, accordarsi a fini illeciti; è tutta una camorra, una truffa organizzata. § Le origini della camorra risalgono probabilmente agli inizi del sec. XIX, ma le sue manifestazioni come società organizzata con i suoi codici e le sue gerarchie (picciotto di sgarro, tamburro masto o bottiglia, primo tamburro o camola, onorato e via via sino al capintesta: re della camorra di tutta la città) risalgono al 1830. Al carattere organizzativo settario e segreto della camorra (si pensi al giuramento di sangue) non furono estranei, probabilmente, i contatti nelle carceri borboniche tra i camorristi e i liberali, molti dei quali massoni. Proprio di questi contatti si servì la camorra, che già aveva prosperato con i Borbone che l'avevano utilizzata con compiti di controllo sociale, quando, dopo il 1848, si avvicinò al mondo liberale. Questa nuova collocazione politica porterà rilevanti vantaggi alla camorra che nel 1860, in attesa dell'arrivo di Garibaldi, fu reclutata dal prefetto Liborio Romano nella guardia cittadina. Sfruttando la copertura della divisa, la “camorra in coccarda tricolore”, com'è stata chiamata, aumentò i suoi traffici estendendoli anche al contrabbando. Fu Silvio Spaventa già alla fine del 1860 a lanciare un'offensiva contro la camorra che sarebbe culminata poi nello stadio d'assedio del 1862. Sulla camorra si sono sviluppate molte opinioni, anche mitizzanti, che la volevano come l'espressione del partito della plebe, radicata nei quartieri più poveri della città dove avrebbe contribuito al mantenimento dell'ordine in base ai suoi codici d'onore . Secondo questa interpretazione, solo in anni più recenti la camorra avrebbe fatto il salto di qualità divenendo una vera e propria imprenditrice del crimine organizzato. In realtà, gli studi più avvertiti dei quali disponiamo ci indicano una camorra che già nell'Ottocento è presente in tutta la realtà urbana di Napoli ed è impegnata nelle attività criminose: furti e grassazioni, controllo e lucro sulle lotterie clandestine e ogni altra forma di gioco popolare, prostituzione, contrabbando. Quanto all'estrazione popolare dei suoi membri, va notato che la camorra rappresenta un tipo di organizzazione attraverso la quale i suoi associati tendono proprio a distinguersi dalla plebe e a proporsi come élites e lo stesso concetto di onore ha pieno valore solo nei rapporti tra gli affiliati. Se dunque la camorra si è manifestata sin dalle origini come una sorta di “impresa” del crimine, ciò non toglie che essa nel secondo dopoguerra e segnatamente dagli anni Settanta abbia operato un salto di qualità sia sul piano delle attività direttamente gestite o controllate, sia su quello dei mezzi (che hanno ormai raggiunto punte di estrema ferocia) adoperati per imporre il proprio ordine. Con l'estendersi dell'intervento camorrista in pressoché tutti i campi delle attività criminali ed economiche, ivi comprese quelle derivanti dal controllo degli appalti pubblici, si è anche determinata una modificazione degli aspetti organizzativi. L'articolazione in famiglie e una diffusa presenza nel territorio, favorita anche dall'estremo degrado socio-economico, hanno determinato la capacità di influire anche sui comportamenti elettorali e quindi sul sistema politico. Negli anni Novanta si sono determinate le condizioni per un più incisivo impegno dello Stato sia sul piano repressivo sia su quello legislativo: con il varo di apposite norme premiali nei confronti dei collaboratori di giustizia, impropriamente chiamati “pentiti”, si sono aperte vistose crepe in quel fronte omertoso che ha sempre fatto la fortuna della camorra e della mafia. Ciò ha reso sicuramente più efficaci le iniziative degli apparati investigativi e giudiziari, portando all'arresto di numerosi esponenti della camorra e alla scoperta degli intrecci tra questa e settori del mondo politico. Sul finire del secondo millennio, comunque, si è assistito a una preoccupante recrudescenza del fenomeno della camorra, tanto che nel luglio del 1997 il governo si è trovato costretto a inviare a Napoli reparti dell'esercito, a seguito dei numerosi omicidi verificatisi per la nuova ondata di violenza scaturita fra i clan camorristici rivali. All'insorgenza di questi reati, inoltre, si è aggiunto un nuovo interesse economico della camorra per il traffico di rifiuti e la gestione delle attività di recupero ambientale.

M. Monnier, La camorra, Firenze, 1963; F. Russo, E. Serao, La camorra. Origini, usi, costumi e riti dell'onorata società, Napoli, 1970; P. Arlacchi, Droga e grande criminalità in Italia e nel mondo, Caltanissetta, 1988; I. Sales, La camorra e le camorre, Roma, 1988.

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