Romano, Libòrio

uomo politico italiano (Patù, Lecce, 1795-1867). Professore di diritto commerciale a Napoli, partecipò ai moti del 1820-21 e all'avvento della reazione fu confinato nel paese natale. Imprigionato dal 1826 al 1827 con l'accusa di far parte della società segreta degli ellenisti, nel 1848 fu tra i costituzionalisti più accesi. Il fallimento liberale lo portò nuovamente in carcere (1850) e quindi all'esilio (1852) in Francia. Rientrò in patria nel 1854 e nel 1860 fu nominato prefetto di polizia e ministro dell'Interno. Dopo aver fatto ricorso anche alla camorra per mantenere l'ordine nella capitale, entrò segretamente in trattative con il Piemonte e favorì l'ingresso a Napoli di Garibaldi. Confermato al Ministero degli Interni nel governo provvisorio, si dimise dopo pochi giorni per contrasti con Bertani circa i plebisciti. Consigliere di luogotenenza per poco tempo, nel 1861 fu eletto deputato e sedette al centro-sinistra. Lasciò delle Memorie politiche, pubblicate postume nel 1894.

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