cameralismo

sm. [da camerale]. Complesso di teorie politiche fiorite nel mondo germanico durante i sec. XVII e XVIII e chiamate “scienze camerali”. Principali interessi del cameralismo erano la corretta amministrazione dei beni dello Stato per il raggiungimento del benessere economico generale attraverso lo studio dei problemi della popolazione, della produzione, del commercio, dell'afflusso aureo e dell'approvvigionamento; a questo si aggiungeva un programma diretto a formare e preparare i nuovi funzionari statali. Il cameralismo considerava trascurabili gli interessi dei singoli, ritenendo importante solo la tutela di un imprecisato “interesse del popolo”, definibile, dato che il cameralismo era inserito nel sistema politico dell'assolutismo monarchico, a discrezione di chi deteneva il potere politico e la supremazia economica. Diviso in due scuole, cameralismo meridionale cattolico, diffuso negli Stati degli Asburgo, e settentrionale protestante, con notevole sviluppo in Prussia e Brandeburgo, il cameralismo in Italia fu insegnato alle scuole palatine di Milano da C. Beccaria.

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