Definizione

sf. [sec. XIX; dal greco theokratía]. Forma di regime che riconosce a Dio il supremo dominio politico. Per estensione, forma di ordinamento in cui il potere viene attribuito alla divinità che può esprimerlo ed esercitarlo attraverso persone da essa ispirate (profeti, sacerdoti).

Filosofia della politica

Coniato da Giuseppe Flavio per distinguere il regime del popolo ebraico – di carattere più propriamente ierocratico per la prevalenza assunta dalla casta sacerdotale – rispetto alla famosa classificazione delle forme di governo, già teorizzata da Aristotele (monarchia, aristocrazia e democrazia, con le degenerazioni della tirannide, dell'oligarchia e della demagogia), il termine è rimasto legato, sul piano politico, a concezioni primitive, di origine orientale, che sostengono la “deificazione” del sovrano temporale fino a identificare la figura del sovrano con l'immagine della divinità. Una tale concezione è sopravvissuta anche di recente in alcuni Stati orientali, nell'Islam, nel Giappone – dove l'imperatore era ritenuto figlio di Dio – e nel Tibet, dove il Dalai Lama come capo supremo era anche oggetto di culto. In Occidente, nel mondo cristiano, di teocrazia si è parlato specialmente durante il Medioevo per affermare il dominio universale del papa. Alle tesi, sostenute soprattutto durante il pontificato di Innocenzo III, che il papa doveva possedere non solo la pienezza di entrambi i poteri (temporale e spirituale) ma la superiorità su tutti (uomini e regni), si contrappose Dante Alighieri che riaffermò il primato assoluto dell'imperatore e la derivazione diretta del suo potere da Dio. Durante i sec. XVI e XVII, i teorici che difendevano il potere assoluto dei principi e dei re hanno cercato di utilizzare a favore delle loro tesi la dottrina dell'origine divina del potere, facendone quasi una simbolica investitura celeste. Anche in tempi più recenti c'è chi ha voluto vedere nel dibattito contemporaneo e successivo al Congresso di Vienna (1815), volto a recuperare supporti teorici a favore dei sostenitori della Restaurazione, una rinascita dei principi teocratici, specialmente attraverso le argomentazioni provvidenzialistiche di J. de Maistre, in pieno contrasto con quanti cercavano un autentico rinnovamento della Chiesa, capace di garantire le libertà del popolo, come sosteneva, per esempio, F. R. de Lamennais. Nella realtà contemporanea, malgrado la scomparsa di Stati confessionali nel mondo occidentale, si possono ancora indicare come forme teocratiche talune concezioni non cristiane dello Stato che sopravvivono in zone ancora arretrate del cosiddetto Terzo Mondo e che tendono a insistere nell'attribuire l'assolutezza del potere a qualche “divinità”, per legittimarne la presenza nel mondo.

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