cautèla

Indice

sf. [sec. XIV; dal latino cautēla].

1) Modo d'agire cauto, prudenza, previdenza del pericolo: comportarsi con cautela; in lui la cautela è istintiva. Anche atto cauto, precauzione, misura di sicurezza: mi sembrano cautele inutili; “Convinto fautore delle moderne cautele profilattiche” (Gadda); pegno, garanzia: inviare una merce senza cautela.

2) Nel diritto romano e medievale, consiglio dato dal giureconsulto sul modo di stendere un atto giuridico senza errori, sulla conduzione accorta dei vari negozi e sugli accorgimenti per evitare il rigore delle leggi. A Roma sorse una vera giurisprudenza cautelare nel passaggio dell'esercizio della giustizia dalle mani dei pontefici a quelle dei giudici laici; nel Medioevo il termine espresse piuttosto l'abilità del giureconsulto a eludere la legge trovando facili cavilli nella molteplicità disordinata di testi spesso contraddittori fra loro. È però indubitabile che la cautela riuscì a temperare punizioni eccessive e a evitare gravi ingiustizie. Sulle cautele furono scritte anche raccolte, fra cui degna di nota è quella di B. Cepolla. Per la cautela sociniana, vedi successione.

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