Lessico

sm. [sec. XIII; latino volg. claus, class. clavus, con aggiunta di -d- per influsso di claudĕre, chiudere].

1) "Per alcuni tipi di chiodo vedi disegni al lemma del 6° volume." Asticciola metallica appuntita "Per i disegni di vari tipi di chiodo vedi pg. 299 del 6° volume." a un'estremità e munita all'altra di una capocchia; si usa per congiungere fra loro parti separate di legno o di metallo, per appendere oggetti alle pareti, come sostegno, o per altri scopi: conficcare, piantare un chiodo, farlo penetrare interamente nella superficie; attaccare un chiodo, lasciarne sporgere la parte con la capocchia; ribattere, ribadire un chiodo, ripiegarne al piano della superficie la punta sporgente al di là delle parti da collegare. In varie loc. fig.: essere, sembrare un chiodo, detto di persona magrissima; ribattere il chiodo, tornare sempre sullo stesso argomento o anche rafforzare un'affermazione con nuovi elementi; attaccare al chiodo una voglia, rinunciare a soddisfarla; anche riferito a strumenti, attrezzi sportivi e simili, rinunciare all'attività che essi comportano: attaccare al chiodo la chitarra, i guantoni, ecc.; familiare: roba da chiodi, fatto o notizia incredibile, sbalorditiva o anche atto degno di biasimo e di disprezzo; proverbio: “chiodo scaccia chiodo”, una preoccupazione nuova fa dimenticare quella vecchia.

2) Per estensione, popolare, la punta con cui terminava l'elmo tipico dell'esercito tedesco fino alla I guerra mondiale (chiamato appunto elmo a chiodo).

3) Con sensi fig.: A) forte dolore fisico. Più in particolare, in medicina, chiodo isterico, sensazione di tipo doloroso, profonda, penetrante, permanente, localizzata al vertice del capo, accusata dai soggetti isterici. B) Idea fissa, preoccupazione costante; assillo, tormento: l'esame di matematica è il suo chiodo fisso; “passai la sera con quel chiodo nel cervello” (De Sanctis). C) Familiare, debito: piantare un chiodo, contrarre un debito; levare un chiodo, estinguerlo; esser pieno di chiodi, aver chiodi dappertutto.

4) In ortopedia, strumento generalmente costituito da acciaio inossidabile utilizzato per la riduzione cruenta delle fratture. Ne esistono diversi tipi: chiodo di Smith-Peterson, usato per mantenere in posizione le estremità fratturate del collo del femore; chiodo di Küntsher, utilizzato per la riduzione delle fratture diafisarie; chiodo di Steinmann, il cui uso è indicato nelle trazioni transcheletriche in caso di frattura degli arti. In oculistica, chiodo di Scarpa, sonda di diametro ridotto che serve a mantenere pervio il canale nasale dopo operazioni sul dotto lacrimale.

5) Chiodo di garofano, droga che si ottiene dall'Eugenia caryophyllata (=Syzygium aromaticum), piccolo albero della famiglia Mirtacee originario delle Molucche e delle Filippine e coltivato in molti Paesi dell'America, Asia e Africa tropicali. Alto fino a 9 m, ha foglie ovato-oblunghe, coriacee, prima rosse e poi verdi-lucide, munite di ghiandole oleifere e molto aromatiche. I fiori, riuniti in cime corimbose terminali, hanno calice rosso, petali biancastri e ricettacolo allungato cilindrico. Nei bocci fiorali il calice e la corolla sono saldati all'ovario e formano una semisfera alla sommità del ricettacolo sormontata da quattro lobi (i sepali). Raccolte ancora verdi e fatte essiccare, le gemme fiorali costituiscono la droga e sono largamente usate come spezie nelle marinate, nei salmì, nella preparazione dei sottaceti, negli stufati, per insaporire la frutta cotta. Nei fiori è contenuto anche un olio essenziale ricco di eugenolo, che viene impiegato nella tecnica microscopica, in odontoiatria e in profumeria.

6) Chiodo segalino, lo stesso che segala cornuta.

Tecnica

I chiodi vengono distinti in gambo, la parte allungata, testa (a volte assente), l'estremità ingrossata, punta (in genere aguzza), l'estremità che viene introdotta. I chiodi per legno e per muro vengono ricavati per stampaggio, trafilatura o tranciatura (a seconda del tipo e delle dimensioni) da vergella o filo trafilato di ferro dolce. Il gambo può essere cilindrico, nella maggior parte dei tipi, o quadro (chiodi fucinati, per esempio chiodi da cavallo), dritto oppure curvo (cambretta, cavallottino), oppure ad angolo (rampino); la testa è in genere piatta ma, a seconda degli usi, può essere tonda, aguzza, larga, poligonale, più o meno rilevata (bullette, brocche, ecc.), oppure è assente (nei chiodi, detti punte, atti a penetrare completamente nel legno). Le dimensioni sono estremamente variabili da quelle minute (semenza) a quelle notevoli (chiodi per carpentiere); esistono chiodi di foggia particolare come quelli usati in tappezzeria (borchie), nelle costruzioni automobilistiche (chiodi autofilettanti, con gambo filettato per migliorarne la tenuta), per la tenuta dei pneumatici su neve o ghiaccio (con testa rilevata e gambo filettato). I chiodi per metalli sono in acciaio extradolce non temperabile per evitare la fragilità dovuta al raffreddamento successivo alla chiodatura, che viene eseguita con chiodi preriscaldati e perché, in caso di sollecitazioni anormali, i chiodi cedano prima della lamiera. Sono costituiti da un gambo senza punta, cilindrico o troncoconico, terminante con una testa di forma opportuna. Per costruzioni speciali vengono usati chiodi di rame o di ottone.

Simbologia

Nelle pratiche magiche sono usati contro persone cui si vuole far del male. Conficcati infatti nell'immagine (che può essere costituita da un pupazzo) della persona odiata, si crede che causino la sua morte. Nella iconografia cristiana, i chiodi alludono alla passione di Gesù.

Sport: alpinismo

"Per i chiodi per ascensioni alpinistiche vedi disegni al lemma del 6° volume." Nelle ascensioni alpinistiche sono usati chiodi da roccia e da ghiaccio come mezzi di assicurazione e, nell'arrampicata in artificiale, come mezzi di avanzamento "Per i chiodi per ascensioni alpinistiche vedi i disegni a pg. 299 del 6° volume." . I chiodi da roccia sono in ferro o acciaio dolci o in leghe leggere, stampati o forgiati, di forma e misure variabili, a seconda delle fessure della roccia cui devono adattarsi, ma sempre lamellari. Recano un occhiello (per il fissaggio di un moschettone), che può essere sul piano della lama (chiodi verticali) o sul piano perpendicolare (chiodi orizzontali); possono essere anche ad anello mobile (impiegati specialmente per l'uso delle corde doppie di cui facilita il recupero). Nelle scalate in artificiale si usano, su roccia compatta, chiodi a espansione e a pressione in acciaio dolce, che richiedono l'uso del trapano. I primi, martellati nel foro, si divaricano grazie all'azione di un piccolo cuneo di acciaio allogato in una fenditura della punta; i secondi vengono forzati in un foro più piccolo del loro diametro. I chiodi da ghiaccio sono generalmente ad anello, più lunghi di quelli da roccia, con gambi di foggia varia (cilindrica, semicilindrica, a spatola, a vite).

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