cianuro

sm. [sec. XIX; da ciano]. Sale dell'acido cianidrico, HCN, derivato per sostituzione dell'atomo di idrogeno con atomi di metalli. I cianuri dei metalli alcalini, come il cianuro di sodio, NaCN, e quello di potassio, KCN, sono solidi cristallini incolori, facilmente solubili in acqua con reazione fortemente basica per idrolisi: sono fortemente tossici, analogamente all'acido cianidrico. I cianuri di sodio e di potassio si impiegano in galvanotecnica, quali componenti per i bagni di ramatura, di argentatura, di zincatura, ecc., e nei processi di cianurazione. Lo ione cianuro, CN-, derivante dall'acido cianidrico e dai cianuri, si associa con grande facilità agli ioni dei metalli di transizione; per esempio, aggiungendo alla soluzione di un sale di argento una soluzione di cianuro di sodio o di potassio si separa immediatamente un precipitato bianco di cianuro di argento AgCN: questo si discioglie però facilmente in un eccesso di cianuro alcalino trasformandosi in un sale [NaAg(CN)₂] dello ione complesso Ag(CN)₂- o ione dicianoargentato. In tali composti gli ioni CN- sono legati al metallo di transizione con legami di tipo complesso (cianometallati o metallocianuri o cianocomplessi); importanti tra i complessi di questo genere sono tra l'altro quelli del ferro bivalente, i ferrocianuri, come per esempio quello di potassio, K4Fe(CN)6, che nella moderna nomenclatura prende il nome di esacianoferrato (II) di potassio. § Per i cianuri organici, derivati dall'acido cianidrico, vedi nitrile.

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