clìmax

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sf. e m. inv. [sec. XX; dal greco klímax].

1) Figura retorica che consiste nel disporre i termini o i concetti di un discorso graduandoli con sempre maggiore forza ed energia: contra fas, contra auspicia, contra omnes divinas atque humanas religiones (Cicerone; “contro il lecito, contro gli auspici, contro ogni precetto divino e umano”).

2) In teatro, il progressivo evolversi di una situazione drammatica, cioè un graduale crescendo, che trova applicazione nelle “scene madri”, in quelle finali e nel repertorio tragico e melodrammatico.

3) In ecologia, rappresenta uno stadio di equilibrio se non stabile in senso assoluto, quanto meno di una certa durata, che può anche essere molto protratta, nel contesto dell'ambiente. In altri termini, una determinata area tende ad avere un'ordinata sequenza di comunità biotiche che mutano con il mutare delle condizioni fisiche e che portano, alla fine, a una comunità matura e stabile detta comunità climax. Il clima e le condizioni geofisiche sono gli agenti che maggiormente influiscono sul formarsi e sul conservarsi di un climax; la vegetazione costituisce la testimonianza effettiva della sua presenza nel tempo e nello spazio. Si possono distinguere “climax climatici” e climax caratterizzati dalla vegetazione (per esempio un climax steppico). I climax sono soggetti a particolari fenomeni di dinamismo che costituiscono via via le diverse biocenosi legate soprattutto ai fenomeni ecologici influenzati sia da fattori geofisici che biologici. A causa dell'azione dell'uomo sugli ambienti naturali i climax si sono ormai conservati solo in certe zone boreali o equatoriali o in regioni d'alta montagna, disabitate o quasi. Si chiama proclimax lo stadio che precede il climax; subclimax la fase anteriore dove l'evolversi della vegetazione è arrestato da cause esterne (vento, pascolo); paraclimax la fase piuttosto stabile che sostituisce il climax quando per esempio il fuoco ha distrutto la formazione climacica (boschi mediterranei a pino d'Aleppo in sostituzione di quelli di leccio) o quando un disturbo permanente, come per esempio il pascolo, non permette di raggiungere il climax.

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