cloaca

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sf. [sec. XIV; dal latino cloāca].

1) Sinonimo ant. per canale collettore, conduttura sotterranea per la raccolta e lo scarico delle acque e dei liquidi di rifiuto di un centro abitato; fogna; Cloaca Massima, la più grande cloaca di Roma antica (lunga 600 m), sul percorso di un fiumicello che sboccava nel Tevere. La sua sistemazione risale, secondo la tradizione, al re Tarquinio il Superbo, ma l'attuale volta di blocchi di tufo a tutto sesto è di età repubblicana.

2) Per estensione, luogo sporco e lurido; fig., ambiente vizioso e corrotto: “[la] cloaca massima del politicantismo...” (Stuparich).

3) In anatomia comparata, la porzione terminale dell'intestino in cui sboccano anche i dotti genitali e urinari e dalla quale, negli embrioni degli Amnioti, si diparte il diverticolo allantoideo. Prima della nascita non comunica con l'esterno perché chiusa posteriormente da una membrana, nella quale soltanto negli ultimi stadi di sviluppo si formerà l'apertura anale. Nei Pesci, Anfibi, Rettili, Uccelli e in certi Mammiferi (Monotremi), la cloaca si conserva indivisa anche nell'animale adulto mentre negli altri Mammiferi (Marsupiali e Placentati) essa si divide mediante il setto urorettale in una parte dorsale che forma il retto e una ventrale che dà origine al seno urogenitale e alla vescica urinaria. Pertanto in questi animali la presenza della cloaca è limitata a un breve periodo della vita embrionale. L'intestino terminale ha caratteristiche di cloaca anche in alcuni Invertebrati (Rotiferi, certi Nematodi, Oloturoidei).

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