deiscènza

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sf. [sec. XIX; da deiscente].

1) L'aprirsi spontaneo mediante il quale diversi apparati vegetali chiusi (sporangi, antere, frutti), giunti a un determinato stadio di maturazione, lasciano in libertà il loro contenuto (rispettivamente spore, granuli di polline e semi). Negli sporangi unicellulari la deiscenza avviene per deliquescenza parziale o totale della membrana, mentre in quelli pluricellulari si produce per fessurazione longitudinale o trasversale, per mezzo di fori o per caduta di opercoli. Anche nelle antere si ha deiscenza per lo più longitudinale, raramente trasversale, oppure per fori o valve. Nei frutti il fenomeno praticamente riguarda solo quelli secchi polispermi, e il suo meccanismo anatomico è di ordine esclusivamente fisico: il disseccamento delle pareti provoca la rottura del pericarpo, generalmente secondo linee predisposte e di minor resistenza. Secondo il senso che le fessure assumono rispetto all'asse, la deiscenza si dice longitudinale o trasversale; in base ad altre caratteristiche viene distinta in opercolare, setticida, loculicida, valvicida, poricida, denticida. Nei frutti carnosi la deiscenza è piuttosto rara e spesso è accompagnata da meccanismi di lancio.

2) In biologia, formazione di una cavità in un abbozzo epiteliale o parenchimatico solido durante il differenziamento embrionale.

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