deismo

sm. [sec. XVII; dal francese déisme, risalente al latino dĕus, Dio]. Concezione religiosa che da una parte afferma l'esistenza di un Dio trascendente creatore e ordinatore dell'universo, e dall'altra esclude una sua rivelazione positiva nella storia e quindi un suo rapporto diretto e personale con l'uomo. Questo concetto vago e indeterminato di Dio è considerato dal deismo come l'unico veramente corretto e filosoficamente valido, giacché è quello a cui l'uomo perviene con la sola ragione (donde il nome di religione naturale o razionale). Il doppio rapporto Dio-uomo e uomo-Dio viene ridotto alla mera creazione del mondo e dell'uomo da parte di Dio e alla sola ammissione razionale dell'esistenza di Dio da parte dell'uomo. La religione propugnata dal deismo risulta così svuotata di ogni contenuto positivo, priva di dogmi e libera da ogni forma di culto. Storicamente il deismo coincide con lo sviluppo del razionalismo e dell'illuminismo nei sec. XVII e XVIII. Fra i suoi rappresentanti più insigni vanno annoverati E. di Cherbury, J. Toland, A. Collins, M. Tindal e D. Hume in Inghilterra; Voltaire, Rousseau e gli enciclopedisti in Francia; J. S. Semler, H. S. Reimarus e G. E. Lessing in Germania.

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