distintivo

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agg. e sm. [sec. XIV; latino distinctīvus].

1) Agg., atto a distinguere, a contrassegnare: “il segno distintivo della vera poesia” (Soffici).

2) Sm., contrassegno di varia materia e forma, che si porta ben visibile sul vestito per indicare il grado o l'appartenenza ad associazioni, partiti, ecc.; fig., caratteristica: la gentilezza è il suo distintivo. In particolare, nel linguaggio marinaro, bandiera che hanno le navi adibite a particolari servizi, nonché le navi e imbarcazioni iscritte a un dato circolo nautico; bandiera che si alza quando a bordo vi è una personalità in visita ufficiale che ne ha diritto, ma che non esercita il comando navale; bandiera della società di navigazione cui appartiene una nave mercantile. Nello sport della vela, distintivo di classe è la sigla che ogni imbarcazione da regata di classe internazionale deve recare su ambedue le facce della randa per essere identificata: consta della sigla di nazionalità, del numero assegnato all'imbarcazione dalla federazione nazionale e del numero della classe cui appartiene. § Nella storia il distintivo fa parte dell'organizzazione in genere ed è il simbolo di un ordine, che nella molteplicità sa individuare prontamente le sue singole componenti. In questo ordine d'idee molte volte il distintivo è stato un segno di onore e spesso anche segno d'infamia o con intendimento infamante: in molti Paesi i debitori che avevano avuto salva la vita cedendo ai creditori tutti i loro beni, erano costretti, in passato, a portare un berretto giallo, verde e celeste; nel 1215 il IV Concilio Lateranense obbligò gli Ebrei a portare sul petto un cerchio giallo per distinguerli dai cristiani; l'obbrobriosa pratica fu rimessa in auge dai nazisti in Germania contro gli infami, i ladri, le meretrici e gli ebrei (contrassegnati da una J: Juden, giudei, o da una stella a sei punte).

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