eccezióne (lessico)

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sf. [sec. XIV; dal latino exceptío-ōnis].

1) Esclusione, limitazione, restrizione; in ambito giuridico, deroga a una legge, a una consuetudine, ecc.: “la legge patisce tante eccezioni che diventa eccezione essa stessa” (Svevo); fare un'eccezione per qualcuno, escluderlo da un obbligo, da un divieto, per favorirlo; fare eccezione a una legge, a una regola, ecc., trasgredirla parzialmente; senza eccezioni, senza escludere nulla o nessuno.

2) Caso che si scosta dalla norma, non comune: ogni regola ha le sue eccezioni; fare eccezione, distinguersi; d'eccezione, fuori d'eccezione, eccellente, ottimo: uno spettacolo d'eccezione. § In filosofia, fenomeno che non sottostà alle regole che caratterizzano la classe a cui appartiene. In campo etico, il concetto di eccezione è stato usato per definire le situazioni o le persone cui non si applica la legge morale, valida in generale: così Nietzsche ha insistito sull'“eccezionalità” del superuomo. Gli esistenzialisti hanno attribuito caratteri di eccezionalità all'esistenza umana in quanto tale: ogni singolo uomo costituisce un'eccezione, nel senso che non è possibile ricondurre l'esistenza singola sotto una qualsiasi determinazione o regola universale.

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