Descrizione generale

Sm. [sec. XX; dal greco êidos, aspetto, immagine, e phérō, porto]. Apparecchio usato negli studi televisivi per la proiezione di immagini su un grande schermo. Ideato dallo scienziato tedesco F. Fischer nel 1939, l'eidophor è dotato di lampada ad arco, la cui potenza può raggiungere i 5 kW, corrispondenti a 10.000 lumen, e consente di proiettare le immagini televisive da una distanza di 210 m su uno schermo di 675 m² (ca. 30 m di base per 22 di altezza). Grazie alla loro maneggevolezza e potenza luminosa gli eidophor, nonostante la concorrenza dei proiettori LCD e DLP, vengono ancora utilizzati per diffondere le immagini riprese dalla TV in occasione di eventi sportivi e manifestazioni pubbliche.

Elettronica

Il funzionamento dell'eidophor si basa sulla modulazione di un fascio di luce, generato da una potente lampada allo xeno, per mezzo di un pennello elettronico identico a quello che si trova nei tubi catodici dei televisori. Perché un fascio di elettroni possa interagire con un fascio di luce si deve trovare un mezzo che modifichi la sua riflettività quando viene colpito da elettroni accelerati. Dopo vari tentativi, Fischer individuò questo mezzo in un determinato tipo di olio, da lui chiamato appunto eidophor, sulla cui superficie colpita da fasci di elettroni si formano delle increspature. La luce proveniente dalla lampada attraversa un filtro a pettine e poi si riflette su un disco rotante coperto da un velo di olio eidophor; se l'olio non presenta increspature la luce torna indietro e può attraversare nuovamente il filtro a pettine passando dalla stessa fessura utilizzata nel viaggio di andata; un'increspatura sul velo di olio cambia invece l'angolo di riflessione e la luce non riesce più ad attraversare la fessura del filtro a pettine. Le immagini televisive vengono così generate dal pennello elettronico come increspature di una zona del disco rotante immediatamente antecedente l'area colpita dalla luce. La "memoria" del fluido è sufficiente a far sì che l'immagine latente duri per tutto il tempo necessario a proiettare il fotogramma, poi una spatola spiana nuovamente l'olio prima di una successiva "incisione". Dal momento che il pennello elettronico deve funzionare nel vuoto, tutto il sistema di generazione e modulazione dell'immagine si trova all'interno di un tubo a vuoto. Per ottenere il colore si utilizza un filtro rotante a quattro colori sincronizzato con la generazione delle immagini relative al rosso, al verde e al blu più una in bianco e nero.

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