elettrochìmica

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sf. [sec. XIX; elettro-+chimica]. Parte della chimica fisica che tratta le trasformazioni chimiche che si verificano al passaggio di corrente elettrica in un elettrolita fuso o disciolto in un solvente, e i fenomeni chimici che producono una differenza di potenziale tra due elettrodi. I fenomeni del primo tipo, nei quali si verifica una trasformazione chimica a spese dell'energia elettrica assorbita, prendono nel loro insieme il nome di elettrolisi. Quelli del secondo tipo, che vengono per esempio utilizzati nelle pile e negli accumulatori elettrici in fase di scarica, consistono invece in reazioni chimiche esotermiche, effettuate in condizioni tali che l'energia si svolga sotto forma di energia elettrica. Così, immergendo un frammento di zinco metallico in una soluzione di solfato di rame si verifica la reazione di spostamento:

accompagnata dall'emissione di una determinata quantità di calore: operando invece in condizioni adatte, ossia in una pila, la maggior parte dell'energia ceduta dal processo può venir recuperata sotto forma di energia elettrica anziché di calore. L'elettrochimica ha grande importanza pratica: per esempio, in metallurgia ed elettrotecnica, i fenomeni di corrosione dei metalli nell'atmosfera o a contatto con soluzioni aggressive sono in buona parte fenomeni elettrochimici che prendono origine dalla formazione di pile locali sulla superficie del metallo, mentre i processi di elettrolisi presentano svariate e importanti applicazioni industriali.

Bibliografia

G. Bianchi, Elettrochimica, Milano, 1963; J. O'M. Bockris, A. K. V. Reddy, Modern Electrochemistry, vol. I, New York, 1970; P. Gallone, Trattato di ingegneria elettrochimica, Padova, 1973; G. Bianchi, T. Mussini, Elettrochimica, Milano, 1976.

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